Dai padiglioni di Expo 2015 agli showcooking in televisione, il termine stagionalità è sulla bocca di tutti. Sicuramente questo è un bene per la nostra società, ma oggi di questo concetto non rimane che il guscio, svuotato del suo significato. La verità è che la stagionalità non sta in piedi senza l’appoggio di un altro aspetto fondamentale per il benessere dell’uomo e di tutto l’ecosistema: stiamo parlando di territorialità.
Certi frutti e ortaggi prosperano ad alte temperature perché riescono a mantenersi freschi. Altri invece sono caratterizzati da diverse proprietà, che permettono una maturazione nella stagione fredda. È diverso quindi l’effetto che questi cibi hanno sul nostro corpo: essi hanno il potere di raffreddarci, oppure ci aiutano a creare energia, che poi è anche calore, grazie alle loro proprietà.
Tuttavia, nessuno davanti a un piatto di pasta al pomodoro si domanda se sia giusto mangiarla 12 mesi l’anno, mangiamo banane ogni giorno ignorando che i luoghi dove crescono non hanno stagioni. Cosa dobbiamo mangiare dunque nei mesi invernali? La risposta non può che essere “dipende”. Per chi abita ai tropici, sicuramente cocchi e banane giovano alla loro salute; ma chi vive in un ambiente umido e freddo d’inverno, come gran parte del nostro Paese, oltre a cereali e legumi in abbondanza dovrebbe nutrirsi quasi esclusivamente di prodotti che sopravvivono alle basse temperature e quelli che crescono sotto terra, l’unico ambiente a non gelare. I carrelli della spesa di dicembre dovrebbero quindi traboccare di radici dolci e amare, rape bianche e nere, zucche invernali, cardi, cipolle e cavoli di ogni tipo. Questi sono i prodotti che ci aiutano a restare caldi e asciutti, quando fuori è freddo e umido.
Nel secolo scorso ci siamo allontanati così tanto dalla terra, da considerarla oggi ostile, ribelle ed estranea alla nostra vita quotidiana. Ci siamo dimenticati di essere parte dell’ambiente e che il nostro corpo, così come la nostra mente, cambia profondamente con esso. Dobbiamo assecondare questa continua trasformazione, restando in armonia con la natura e non in costante lotta contro di essa.
È davvero un peccato che oggi al mercato sia più facile trovare un ananas che una scorzanera. Peccato che neanche Expo 2015 ci abbia aiutato a recuperare questo ritmo di vita, in armonia con le stagioni, il territorio, il pianeta. Restare in sintonia con il nostro ambiente naturale: questa è l’unica via per il benessere. E ancora una volta è la natura a indicarci come fare, se siamo capaci di osservarla.
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