“Ah, se vai dentro il Serenza ti spaventi…”, così, qualche tempo fa, il Giovanni da Novedrate, Guardia Ecologica del Parco della Brughiera Briantea e sorta di genius loci del citato Torrente. Massi, grandi tronchi rovesciati sui versanti, manufatti crollati: a tutto ciò si riferiva probabilmente il nostro. Ambientalisti e naturalisti hanno però nelle proprie corde gusto e attrazione per l’orrido, fascinazione che non manca di raggiungere contesti eccentrici, fino alle carogne animali o fino ad incursioni poco o punto metaforiche nel pianeta scarti e rifiuti.
Sgorga nel territorio di Cantù (CO), il Serenza. La parte più interessante e spettacolare è il tratto che bagna Figino Serenza – toponimo non casuale –, Carimate e Novedrate, sempre nella Brianza Comasca. Lì, si approfondisce, formando un forra, profonda decine di metri.
Forra è voce di origine longobarda: il termine indica una gola stretta formata da un corso d’acqua. Nella nostra Lombardia è arcinota la Forra di Paderno: a scavarla un fiume con qualche quarto di nobiltà in più, l’Adda. Un luogo leonardesco per eccellenza: il Da Vinci immortalò questi scenari nelle sue opere pittoriche. Le due gole hanno in comune, tra le altre cose, le litologie: Ceppo Lombardo. Si tratta di un conglomerato ovvero una roccia formata e dominata dalla presenza di ciottoli e ghiaia. Il Ceppo Lombardo – origine fluvioglaciale, lasciato dai fiumi che un tempo sgorgavano dai ghiacciai – offre più che gradevole impatto allo sguardo. Dai ripidi versanti della Serenza – il femminile per i fiumi è colloquiale presso i brianzoli e non solo: enfatica inversione di genere – si rovesciano massi di Ceppo anche imponenti: non sappiamo se Leonardo calpestò queste lande, di sicuro ne avrebbe apprezzato le fattezze.
I grandi blocchi di roccia e i massi rendono qua e là difficoltoso e accidentato il cammino dentro la forra. Vi si può accedere da due punti. Uno è localizzato in corrispondenza del guado posto lungo il cosiddetto “sentiero delle scuole”, che collega Figino e Carimate e che parte poco distante dalla media di Figino. Arrivati sul Serenza, ci si addentra nella gola, procedendo secondo la direzione della corrente. Più a valle, si trova l’altro possibile accesso. Siamo al ponte pedonale che collega Carimate e Novedrate, dalle sponde ci si porta nel letto sassoso e si risale verso monte.
Non esistono sentieri: l’uscita è proponibile solo quando il letto del Serenza è asciutto o giù di lì. Le condizioni di secca – fatte salve alcune pozze – contraddistinguono la maggior parte dell’annata.
Tra sassi in Ceppo e altro materiale roccioso, l’occhio coglie la presenza di curiose pietre di colore scuro. Il contatto diretto ne fa cogliere il peso specifico piuttosto rilevante. Lo sguardo punta su altri dettagli: han cavità simili a bolle. Martellate come si deve, mostrano aspetto metallico. Parrebbe roba aliena, meteoriti o affini. Con buona probabilità si tratta invece di materiale di scarto proveniente dalla fonderia un tempo attiva in quel di Figino. Un’offesa per l’ecosistema? Può darsi, ma oggetti che attraggono l’escursionista. O, meglio, i pochissimi che si addentrano qui. Già, pochi, pochissimi. La gran parte dei locali non ha mai visitato questa parte del proprio territorio. Anzi, vien da chiedersi chi, oltre alle Guardie Ecologiche, frequenti il luogo.
Per un tratto si vede, in alto, il Castello di Carimate. La camminata passa per una curiosa galleria. Si tratta in realtà di un ponte che collega due parti della proprietà legata al summenzionato Castello. Nel corso del 2015, una parte di questo ponte è crollata.
Poco lontano un gigantesco tronco è rovinato sul pendio.
E vari smottamenti compaiono ogni tanto, causa del crollo di altri alberi: quando un evento catastrofico si fa, suo malgrado, monumento. Un altro ponte, questo in Ceppo, è parzialmente rovinato sul fondovalle.
Il tutto a ricordare che, quando si gonfia, la Serenza fa paura, proprio come dice il Giovanni.
Note a margine
Il Serenza, passate Carimate e Novedrate, si immette nel Seveso. Le acque del Torrente non godono, raccontano le cronache, di buona salute. Il paesaggio merita comunque una visita.
Un ringraziamento particolare alle classi 4°A e 4°B, alunni e docenti, della Primaria di Perticato (Mariano Comense, CO) per la collaborazione e l’entusiasmo.
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