Le piccole isole sono un’ottima occasione per mettere a punto modelli gestionali virtuosi che siano in grado di garantire, con le moderne tecnologie, i massimi livelli di indipendenza delle risorse nel rispetto delle componenti ambientali, spesso fragili e quasi uniche, di questi luoghi. Energia, acqua, ciclo dei rifiuti, cibo, tutela della biodiversità, gestione dei visitatori sono le necessità maggiori per queste piccole comunità che, solo nel nostro Mediterraneo, sono quasi 400, mentre le isole di tutto il Mare Nostrum sono ovviamente molte di più.
In Italia e in altre nazioni europee oggi si fa un gran parlare di smart islands (sebbene oggi tutto sia smart: smart city, smart job, smart food, ……smart life!) e in effetti vi sono diversi progetti in corso, alcuni finanziati anche dai fondi comunitari.
L’esempio della Cornovaglia
Per esempio molto interessante è quello dell’arcipelago britannico delle isole Scilly, un minuscolo arcipelago a 28 miglia Sud-Ovest dalle coste della Cornovaglia, in pieno Oceano Atlantico ma dal clima particolarmente mite grazie alla Corrente del Golfo. Queste isole e le circa 3000 persone che su di esse vivono sono oggi totalmente dipendenti, dal punto di vista energetico, dalle forniture di carburante ed elettricità provenienti dalla terra ferma. Per questo dal 2015 è in corso il progetto “Smart Energy Islands”, in collaborazione con Hitachi ed in parte finanziato dall’ Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), che mira a ridurre entro il 2025 il costo delle bollette per la fornitura di energia elettrica del 40%, a produrre il 40% dell’energia necessaria attraverso fonti rinnovabili e a sostituire il 40% del parco auto circolante con veicoli elettrici o a basse emissioni di CO2. Hitachi è infatti convinta che la Social Innovation possa partire anche dalle piccole comunità e che, grazie a essa, si possano ottimizzare i flussi di energia, migliorare l’efficienza energetica e favorire la de-carbonizzazione. Questo per facilitare la crescita economica, migliorare la qualità della vita delle persone e assicurare alla società un futuro dinamico e sostenibile.
Le smart islands italiane
È in Italia? Le potenzialità ad esempio per una piena indipendenza energetica ci sono, in alcuni casi ancora maggiori rispetto al caso inglese. Pensate ad isole come Stromboli, Pantelleria, Ischia o Vulcano: luoghi dove, oltre che il vento ed il sole, sono presenti anche fenomeni di vulcanesimo primario o secondario che garantirebbero energia geotermica pressoché illimitata. Tra l’altro è evidente che un’isola certificata “Energy free” e veramente gestita con criteri di ecosostenibilità anche per tutti le altre componenti (per esempio dalla mobilità interna al ciclo dei rifiuti) potrebbe costruire un marchio potentissimo, in grado di attrarre ancora di più e per tutto l’anno tanti visitatori (che ovviamente andrebbero gestiti) già orientati verso il rispetto per l’ambiente.
Tra le iniziative in corso in questa direzione, dopo molti tentativi locali più o meno abortiti (es. a Pantelleria o sull’isola di Vulcano) oggi quella più organica e meglio strutturata, anche in una logica di sistema, è proprio il progetto Smart Island – arcipelaghi intelligenti promosso e finanziato dal CNR IIA e dal Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR),in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, che sta operando su circa 40 piccolo isole del nostro Paese, tra cui Capraia, le Eolie, le Tremiti, Ventotene, Lampedusa, Capri, ecc. Un progetto molto articolato e complesso, ma ormai ben avviato che sta proponendo idee, soluzioni scientifiche e tecnologiche molto importanti e con il coinvolgimento anche di decine di aziende private, per arrivare a mettere a punto un modello di sviluppo sostenibile da “esportare” in tutte le altre centinaia di isole abitate del Mediterraneo. Sempre se le comunità e le amministrazioni locali capiranno il valore di tali scelte e le vorranno realmente applicare.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com