L’iconografia più popolare di Francesco d’Assisi ci offre la figura del santo che si spoglia di tutti i suoi abiti davanti al vescovo, predica agli uccelli, rievoca la nascita di Gesù a Greccio, riceve le stimmate. C’è però un altro volto di Francesco, forse meno noto, ma altrettanto importante, che è quello del viandante. La stagione della prima comunità che si riunì attorno a lui fu quella di eremiti itineranti. I frati meditavano in solitudine e in preghiera, poi d’improvviso si mettevano in viaggio verso le città e le campagne per annunciare la pace e la penitenza.
Francesco incoraggiò i suoi compagni appena riunitisi (laici e chierici, uomini colti e illetterati, nobili e villani) a mettersi in cammino a due a due. Alla prima spedizione presero parte otto frati: Bernardo di Quintavalle, con il compagno Egidio, partì per Compostela, Francesco e un altro si avviarono verso la valle di Rieti. Non si conoscono le mete dei quattro restanti, ma si sa con certezza che tutti si misero in cammino scalzi.
Francesco era il punto di riferimento per tutti loro, al quale tornare sempre per un consiglio o per conforto prima di mettersi di nuovo in cammino. Come il ritirarsi in solitudine fu un’esigenza vitale per sé e per i suoi frati, allo stesso modo considerarono l’inizio di ogni nuovo viaggio come un momento di profondissima gioia.
Il gruppetto degli uomini scalzi – non dimentichiamo che si spostavano a piedi – mosse i primi passi tra eremi e pievi vicine, tra i boschi e i piccoli borghi dell’Italia centrale, ma si irradiò presto verso mete remote. Anche la vicenda di Chiara iniziò con il cammino, quando lasciò silenziosamente la sua casa nella notte e a piedi scese da Assisi fin giù nella piana, a Santa Maria della Porziuncola, dove i frati che vegliavano in preghiera l’accolsero con le torce accese.
Solo quando la salute andò rapidamente declinando, Francesco, che soffriva di malaria, di un doloroso tracoma agli occhi e di una malattia parassitaria contratta lavandosi nel Nilo, dovette rinunciare a camminare a piedi. Il fisico debilitato non gli impedì, però, di salire al monte della Verna, dove visse il più misterioso degli eventi che accompagnarono la sua straordinaria esistenza: la comparsa di ferite alle mani, ai piedi e al costato simili a quelle inferte al Cristo sulla croce.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com