È sorprendente pensare come l’opera di pochi, grandi scienziati del passato sia riuscita a influire in maniera così importante sulla cultura e la società dei loro tempi. Eppure, nella storia delle scienze naturali c’è un libro, che pure scientifico non è, che con ogni probabilità è riuscito a cambiare il corso degli eventi, facendo ritardare di quindici anni l’avvento della teoria dell’evoluzione di Darwin: il suo titolo è “Storia naturale della creazione”.
Un libro scandaloso sull’evoluzione degli esseri viventi
Nel 1844, infatti, venne pubblicato in forma anonima “Vestiges of the Natural History of Creation”, un libro che ebbe subito un successo straordinario e riuscì a raggiungere un pubblico generalista, ben poco interessato nella scienza. Si racconta che persino il principe Alberto lo leggesse ad alta voce alla regina Vittoria. Ma di cosa parlava esattamente questo libro, e perché l’autore rimase anonimo?
Il testo, tradotto in italiano col titolo “Storia naturale della creazione”, veniva proposta una teoria secondo cui tutti gli esseri viventi si evolvevano, da forme più semplici a forme più complesse, fino ad arrivare all’uomo.
Il libro era ben scritto, coinvolgente e attirò il grande pubblico anche per lo scalpore che causò con le sue idee radicali. Ai tempi, nella società vittoriana, la teoria predominante sull’origine degli esseri viventi era ancora teologica, con un dio che aveva creato singolarmente tutti gli esseri viventi, fissi e immutabili. Un libro del genere era, per certi versi, scandaloso per il grande pubblico, sebbene l’idea che le specie cambiassero nel corso del tempo non era di certo nuova alla scienza. Ne avevano parlato decenni prima, tra gli altri, il conte di Buffon e Lamarck. La grande novità che sarebbe poi stata introdotta da Darwin era il motore all’origine di questo processo di evoluzione, ossia la selezione naturale. Inoltre, come oggi ben sappiamo, l’uomo non era il risultato di una progressione, ma una semplice specie al pari delle altre.
Il rovescio della medaglia
Dunque, un libro così innovativo e per certi versi rivoluzionario, non avrebbe dovuto preparare il terreno a Darwin? E allora, perché “L’origine delle specie” uscì soltanto quindici anni dopo?
Come detto, “Vestiges” di scientifico aveva ben poco. A osservazioni e riflessioni brillanti sul mondo naturale venivano infatti alternate teorie del tutto antiscientifiche e campate in aria, voli pindarici e nozioni del tutto folkloristiche. Ad esempio, il libro sostiene la nascita degli insetti da scariche elettriche (per quanto si trattasse chiaramente di un aneddoto sentito dall’autore senza alcuna prova a suo supporto).
Darwin lavorò per decenni alla propria teoria, e uno dei motivi principali fu proprio il successo clamoroso di questo libro che, pur preparando il pubblico ad alcuni dei suoi contenuti, dall’altro lo obbligò a presentarla nella maniera più approfondita, completa e dettagliata possibile, con centinaia di esempi, osservazioni sperimentali, ricerche scientifiche.
Infatti, un libro antiscientifico (o, come osserva giustamente il divulgatore Alessandro Tavecchio, pseudoscientifico), che sosteneva l’evoluzione dei viventi, non solo non rafforzava tale teoria, ma anzi la indeboliva.
E così, se non fosse stato per l’improvviso arrivo della famosa lettera di Alfred Russel Wallace, che costrinse Darwin a presentare la teoria il prima possibile per evitare che qualcun altro gli soffiasse l’idea, forse si sarebbero dovuti aspettare altri anni, o anche decenni, prima che “L’origine delle specie” vedesse la luce.
Ma chi era l’autore?
Fu solo con la dodicesima edizione di Vestiges, pubblicata nel 1884, che l’autore di “Storia naturale della creazione” venne svelato: si trattava dell’editore scozzese Robert Chambers, ormai morto da anni. Chissà quali furono i suoi pensieri nel vedere la propria opera modificare in maniera così radicale la società e la cultura di quel tempo. Purtroppo, questo è un mistero che con ogni probabilità non sarà mai svelato.
Un bellissimo approfondimento lo possiamo però leggere nel libro “Victorian sensation” dello storico della scienza James A. Secord, che narra di uno spaccato di una società curiosa, aperta alle novità, ma anche sorprendentemente ingenua sulle questioni scientifiche.
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