Il Governo di Taiwan ha annunciato che intende vietare il commercio di avorio a partire dal primo gennaio 2020.
L’annuncio segue quello fatto da Cina, Stati Uniti e Hong Kong che si sono già detti intenzionati a chiudere le loro frontiere ai manufatti ricavati dalle zanne degli elefanti.
«Samo lieti di vedere come i governi stiano intensificando i loro sforzi per proteggere gli elefanti, letteralmente decimati negli ultimi anni a causa di un bracconaggio senza freni – ha detto in merito Margaret Kinnaird, dalla sede di Nairobi del WWF International –. Invitiamo i governi di tutta l’Asia a seguire l’esempio di Cina, Hong Kong e Taiwan e a chiudere definitivamente il mercato legale di avorio e prodotti derivati».
Il passo indietro della Cina
Il più grande importatore della regione – la Cina – ha bandito su tutto il proprio territorio il commercio di avorio già lo scorso 31 dicembre.
Tuttavia, la chiusura di questo importante mercato potrebbe spostare il baricentro dei traffici illeciti verso gli altri Paesi dell’Asia. Secondo il WWF, infatti, ci sono già prove che i mercati nazionali dell’avorio in Vietnam, Cambogia, Laos, Giappone e Birmania stanno vendendo ai visitatori prodotti provenienti dalla Cina, evidenziando la necessità di rafforzare gli sforzi oltre confine.
Ora tocca all’Italia
In Europa, invece, il primo passo è stato fatto dalla Gran Bretagna, che ha espresso la volontà di rendere illegale il commercio di avorio.
«Per quanto l’Italia non sia un paese cruciale nel commercio dell’avorio avrebbe un forte significato bandirne anche in Italia il commercio», ha detto Isabella Pratesi, direttore Conservazione WWF Italia.
20mila elefanti uccisi ogni anno
A causa della richiesta di avorio sono 20mila gli elefanti africani che vengono uccisi ogni anno. Nell’ultimo decennio, si stima che la popolazione di elefanti africani sia diminuita di oltre il 20%, toccando la quota di circa 415.000 individui.
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