Non si conosce ancora il numero delle vittime del violento terremoto di magnitudo 7,9 che ha colpito la capitale del Nepal, Katmandu, ma sono già sotto gli occhi di tutti i disastri provocati dall’ondata sismica. Sono crollati importanti monumenti, minareti e caseggiati, le strade interrotte, la linea metropolitana bloccata. Decine di persone ricoverate d’urgenza. Il paese in tilt.
Lo sciame tellurico ha coinvolto anche Nuova Delhi e vari centri del Pakistan. Problemi anche per i campi base sull’Everest, dove si sarebbero verificate delle valanghe. Il sisma è stato registrato a mezzogiorno (le otto di mattina in Italia) a quindici chilometri di profondità. Si torna, dunque, a parlare di una delle realtà sismologiche più sensibili del pianeta.
Infatti, il Nepal rappresenta il cuore geologico in cui la placca indiana spinge su quella euroasiatica. Per la dinamica della tettonica a zolle, fornita da Wegener per la prima volta nel 1912, l’attrito fra le due macrozolle è alla base della formazione di imponenti catene montuose. Il fenomeno geologico si è innescato per la prima volta cinquanta milioni di anni fa, facendo sparire un antico mare che divideva l’India dall’Asia e innalzando la catena himalayana.
Le prove sono numerose. Sussistono tracce di animali marini incastonate fra le rocce nepalesi situate a 3mila metri di quota. Un altro parametro a sostegno di questa ipotesi concerne il materiale organico trattenuto dalle rocce d’alta quota che si sprigiona all’esterno sotto forma di fiammelle. Nature Geoscience rivela che la zona è da sempre ritenuta altamente sismica, riportando tracce di terremoti fino a magnitudine 8,5 (altamente distruttivi). L’ultimo catastrofico risale al 1950. Gli scienziati dell’University of Singapore un paio di anni fa avvertirono del rischio di altri eventi simili, ma è anche difficile porre rimedio alla pericolosità del luogo, considerando che la zona è abitata da due milioni e mezzo di persone e che, di fatto, nessuno è in grado di prevedere efficacemente un terremoto. Gli occhi dei geologi puntano sulla Main Frontal Thrust (MFT), limite geologico fra India e Asia, dove sarebbe sorta una frattura lunga centocinquanta chilometri, particolarmente sensibile agli eventi sismici.
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