La buona notizia arriva dalle regione dell’Amur, nell’estremo oriente russo: qui la popolazione di tigre è in costante aumento.
Il merito è di un lungimirante programma che mira a ridurre i conflitti tra gli uomini che vivono nella regione e il grande felino, che qui ha il suo habitat naturale.
Cresce il numero di tigri
Secondo i dati del programma, che è stato portato avanti dal governo russo in collaborazione con il WWF, nella zona la popolazione della tigre siberiana (Panthera tigris altaica), una delle 6 sottospecie che vivono in Asia, è aumentata da uno piccolo nucleo di 20 individui presenti negli anni ’30 del secolo scorso ai 500 attuali.
L’incremento della popolazione dei felini ha portato però anche all’aumento delle situazioni di conflitto, con una continua crescita del numero di attacchi al bestiame e alle persone. Nel 2016 sono stati segnalati 279 casi; nello stesso periodo è stata registrata la morte di 3 tigri.
Inoltre, dal 2000 al 2011 sono stati documentati 26 casi di attacchi di tigri contro persone che hanno provocato quattro morti e 14 feriti. Secondo le ricerche, la maggior parte di questi attacchi è stata causata dagli uomini stessi.
Ridurre i conflitti per il bene di entrambi
Il dato più importante è però quello che riguarda le cause di questi scontri: secondo i ricercatori che hanno redatto il report, infatti, il bracconaggio non è solo la principale causa di morte delle tigri dell’Amur ma anche uno dei motivi scatenanti dei conflitti con le attività umane.
I biologi hanno riscontrato che il 57% degli attacchi di tigre su persone è stato compiuto da animali feriti da colpi di arma da fuoco o trappole, mentre il restante 22% è opera di tigri malate o debilitate, anche a causa della scarsità di prede.
La tigre dell’Amur può, infatti, diventare maggiormente aggressiva quando viene disturbata o ferita dai bracconieri oppure quando, inaspettatamente, si trova di fronte a un essere umano.
Le tigri ferite diventano incapaci di cacciare animali selvatici e questo le costringe a cercare prede più facili come il bestiame o cani e gatti.
Il fenomeno del bracconaggio espone a rischi anche i cuccioli rimasti senza madre: ogni anno, specialmente durante l’inverno, i piccoli rimasti orfani si avvicinano fino alle arterie stradali, aumentando il rischio di incidenti.
Convivenza possibile e necessaria
Dal momento che la popolazione di tigre è destinata a crescere, risolvere i conflitti rappresenta una priorità, come indicato anche da Isabella Pratesi, direttore conservazione del WWF Italia.
«Il dato che ci ha colpito di questo report è quello che riguarda la stretta connessione del fenomeno dei conflitti uomo-tigre con il bracconaggio, una piaga che affligge non solo i lontani territori asiatici, ma anche il nostro paese. Penso a quanto può accadere a lupi, orsi e altri animali predatori spinti, una volta feriti o indeboliti, ad avvicinarsi al bestiame per mancanza di alternative. Un dato che ci deve far riflettere su questa vera e propria piaga per la biodiversità in tutto il mondo».
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