Nome
Frullino (Lymnocryptes minimus)
Descrizione
Limicolo di piccole dimensioni, simile al Beccaccino ma di taglia nettamente inferiore (circa 1/3). Gli adulti sono indistinguibili tra di loro. La colorazione di base è marrone nelle parti superiori con sottili screziature crema e altre neromarrone scuro. È specie molto elusiva e tendenzialmente crepuscolare, restio ad abbandonare il folto della vegetazione. Quando si invola, di solito da sotto i piedi e per un tratto molto breve (50-100 m), mostra un volo rettilineo e un po’ esitante, a diferenza del Beccaccino che fugge emettendo un verso tipico e volando a zigzag.
Fenologia
In Italia è specie migratrice e svernante.
Habitat
Specie tipica degli ambienti boreali e subartici, il Frullino nidifica principalmente negli acquitrini e nei pantani della tundra e della taiga, talora occupando biotopi di poche decine di ettari. Al di fuori della stagione riproduttiva frequenta ambienti umidi caratterizzati da distese di fango parzialmente allagate dove specchi d’acqua poco profondi si alternano ad aree emerse coperte da bassa vegetazione. Sverna in prati allagati (ad es. marcite) e lungo le rive di corsi d’acqua anche in aree di ridotta estensione, mentre evita biotopi caratterizzati da acque profonde o da elevate concentrazioni saline.
Distribuzione
In Europa la popolazione nidificante è concentrata soprattutto tra la Scandinavia centro-orientale e la Iacuzia orientale.
In Italia migra regolarmente tra fine agosto e dicembre e tra febbraio e aprile. Sverna regolarmente nel medio-alto Tirreno, in Sardegna, Alto Adriatico e Pianura Padana.
Stato di conservazione
Malgrado sia problematico valutare gli andamenti demografici di questa specie per le difficoltà che si incontrano nell’effettuare stime numeriche, si ritiene che a partire dal XIX secolo il Frullino sia andato incontro ad un progressivo declino che ha comportato una contrazione dell’areale di nidificazione nell’Europa centro-occidentale e una conseguente riduzione dei contingenti svernanti nel Paleartico. Tale declino sembra perdurare ancora oggi, anche se alcuni dati fanno ritenere possibile che la popolazione nidificante, almeno in talune regioni, si stia stabilizzando. Le cause del cattivo stato di conservazione di questa specie sembrano da imputarsi alle trasformazioni ambientali che hanno interessato sia gli habitat riproduttivi, sia quelli di svernamento. Considerato lo scarso livello di gregarismo e la tendenza degli individui a disperdersi su ampi territori, per garantirne la conservazione risulta importante predisporre misure di tutela degli habitat su vasta scala, non essendo sufficiente proteggere solo poche aree chiave di particolare interesse. Allo stesso tempo, dal momento che anche la caccia può giocare un ruolo non secondario nel condizionare la dinamica di popolazione della specie, occorre pervenire ad una moratoria dei prelievi, in attesa che vengano acquisite sufficienti informazioni per valutare se uno sfruttamento venatorio delle popolazioni sia compatibile con la loro conservazione.
di Fabio Casale, Fondazione Lombardia per l’Ambiente
Supervisione scientifica: Giuseppe Bogliani, Università degli Studi di Pavia
tratto da:
Casale F., 2015. Atlante degli Uccelli del Parco Lombardo della Valle del Ticino.
Parco Lombardo della Valle del Ticino e Fondazione Lombardia per l’Ambiente.
Foto di Antonello Turri
SEMPRE INFORMATI!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com
Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com