Viviamo in un’epoca in cui mentire – se non per sopravvivere! – è sciocco.
Per decenni, alla fine del secolo scorso, mentire per apparire (quindi nascondere il proprio vero essere) era abitudine di molti. La società chiedeva – soprattutto negli Anni ‘80 e ‘90 – di avere ed essere in un certo modo, per essere “all’altezza”.
Oggi qualcosa è cambiato. Apparire è un verbo che ha perso un bel po’ di valore. Le persone sono più concrete, non nascondono i propri disagi, anzi, spesso ne parlano appena possibile sapendo di non essere le uniche a viverli. Oggi l’uomo è più trasparente rispetto al passato. Spesso, quando ascolti e osservi chi ti parla, con attenzione, ti capita di entrare nei suoi occhi, di riuscire a scendere nel suo profondo e qualcosa ti avvicina a lui. Vedi che non è diverso da te e scopri che ha incertezze e paure anche lui. In fondo ti accorgi che dentro è più vicino a te di quanto immaginassi. Ci sarà sempre qualcuno che si nasconde dietro a barriere: apparenze originali, aggressive, spavalde, misteriose… Ma a cosa ti serve volermi “colpire” se in fondo sei uguale a me?
Entrare negli occhi è quasi una metafora – anche se è proprio dall’incontro delle pupille che nasce la scoperta di chi hai di fronte – ma significa banalmente che bisogna cercare di capire e ascoltare fino in fondo chi hai di fronte, rivolgendoti a lui con disarmante sincerità.
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