Ogni 1 novembre si celebra nel mondo il “World Vegan Day”, giornata dedicata al veganismo, che apre il periodo di eventi e festeggiamenti del “Vegan Month” promosso dalla Vegan Society, quest’anno al suo 75esimo anno di attività. Com’è noto, il veganismo è una vera e propria filosofia di vita che esclude totalmente l’uso di prodotti di origine animale. Diverso dal vegetarianismo, con cui si rinuncia solamente alla carne continuando a mangiare altri prodotti animali come il latte e i suoi derivati, le uova o il miele.
Oggi la dieta vegana (o vegetariana), se ben equilibrata anche con l’aiuto di un medico, può sostituire completamente una dieta “onnivora”, l’importante è saper bilanciare bene l’assunzione degli alimenti più ricchi di nutrienti.
Ma quanti sono i vegani? Al momento non esistono statistiche ufficiali a livello mondiale. Australia, Inghilterra e Nuova Zelanda sono i Paesi dove il veganismo è più popolare. Per quanto riguarda il nostro Paese, secondo i dati del Rapporto Eurispes 2019, l’1.9% degli intervistati si è dichiarato vegano, principalmente donne (2.8%) e uomini a seguire (1.1%).
La maggior parte di essi ha dichiarato di avere scelto di essere vegano per ragioni di salute (30%), o per una personale filosofia di vita (24%) oppure per rispetto del mondo animale (19%).
Numeri in crescita costante per una pratica che, se diffusa a livello planetario, potrebbe salvare 8 milioni di vite umane entro il 2050 e ridurre enormemente le emissioni di gas climalteranti della filiera alimentare (riducendo di 1.5 trilioni di dollari i danni derivati, secondo The Vegan Society).
Altri ricercatori non sono poi così d’accordo con la sostenibilità della dieta vegana. Recentemente è stato dimostrato come non tutti i terreni siano adatti alla coltivazione dei prodotti che compongono l’alimentazione vegana.
In sostanza, nel lungo periodo, la quantità di suolo disponibile non sarebbe sufficiente ad approvvigionare un intero Pianeta di vegani. Inoltre colture diverse, avrebbero bisogno anche di tipologie diverse di terreno per riuscire ad avere un rendimento sufficiente in termini di quantità e di qualità: il suolo infatti non contiene uniformemente tutti i nutrienti necessari.
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