Un Villa Reale in piccolo: così vuole voce popolare. A Monza, suscita da sempre interesse e curiosità.
In un ricco programma di iniziative dedicate ai giardini storici e affini, organizzate da varie associazioni monzesi, è stata inserita – fatto mica usuale – una visita al giardino della Villa Archinto Pennati.
La data: 9 aprile 2016. L’interesse dei monsciaschi – “in gran parte doc”, assicura una delle organizzatrici, che ha dovuto respingere diversi tentativi di iscrizioni, ricevendo anche qualche epiteto poco elegante – si fa da subito febbre.
Non avendo la certezza di poter essere tra i presenti, preferisco non contattare i referenti indicati. Liberatomi all’ultimo minuto, ci provo. Del resto, secondo alcuni concittadini, sarei una specie di istituzione in quel di Monza e poco oltre i confini cittadini. L’impresa, si fa per dire, riesce: imbucato, all’italiana e in barba ai tanti rimbalzati, per usare terminologia gergale.
Per la cronaca dovrei ammettere di avere già visto in altre occasioni il giardino, valendomi di estemporanee entrature.
Varcata la soglia, una meridiana (funzionante) e lo stemma della famiglia Pennati, da circa 150 anni proprietaria del complesso.
Oggi la Villa è divisa in una serie di appartamenti affittati. Alessandro Pennati, attuale discendente, la cura e amministra con inarrivabile passione: ha altre attività professionali, la gestione dell’azienda Villa di Famiglia è una sorta di passatempo.
Cuore del giardino, un pratone in declivio: digrada verso il Lambro.
È tenuto a sfalcio (classici 3-4 tagli annui), come fosse prato di campagna. Questo aspetto è sicura garanzia di biodiversità: nel nostro territorio, prati di questo tipo possono ospitare anche 30-40 specie di piante erbacee. Insomma, quando la gestione di un’area verde di significato e valore monumentale si sposa con l’ecologia: rara avis, per dirla tra noi naturalisti.
Fu l’architetto Antonietti – anche se la questione è ancora un poco dibattuta – a disegnare il giardino. Siamo all’inizio del 19° secolo. Il progetto della Villa è del Canonica, proprio l’architetto a cui dobbiamo il Parco di Monza.
E l’ispirazione rimonta direttamente al concetto di giardino all’inglese di convezione ottocentesca. Un tempietto in stile corinzio ed uno in stile dorico si sposano con una torretta dalle fattezze neogotiche: nella concezione dell’epoca si usava così.
Il pratone dall’andamento mosso si fonde con aree alberate. Qualche pianta monumentale – sequoie e magnolie, in particolare – arricchisce il panorama botanico.
Dal paesaggio nel suo complesso ai dettagli: la narrazione di Alessandro Pennati è permeata di entusiasmo. Qui la sistemazione di un breve tratto pavimentato – gli interventi di manutenzione e riqualificazione si susseguono senza soluzione di continuità –, là una curiosa scalinata in pietra nel bosco che menava ad un laghetto da tempo cancellato. Un semicerchio disegnato da 6 colonne in granito: qualche monzese coi capelli grigi le ricorderà come elemento decorativo di una vecchia scuola del centro, smantellata negli anni ’60.
I manufatti erano destinati a finire tra i rifiuti, e il padre di Alessandro Pennati se li fece portare a casa dietro compenso.
Episodi del quotidiano si mischiano ad eventi che han lasciato traccia nella storia di Monza: in primo luogo, le alluvioni, con il Lambro che arriva a invadere una bella fetta della proprietà. E personaggi della cultura della nostra Monza che han dedicato attenzione a questo gioiello.
Non può mancare un sistema di acque: qui passa – oggi inattivo – un tratto della vecchia Roggia Pelucca. Conserva ancora le murature originali. E c’è il laghetto, che occupa una ampia superficie e che viene riempito a maggio, per essere svuotato in ottobre.
I fogli per appunti del sottoscritto, fitti di annotazioni, si accomiatano dalla Villa e dal suo instancabile e appassionato custode. Giornata storica, in qualche modo: una prossima visita al sito potrà essere inserita sulle agende tra chissà quanto tempo. Al sottile piacere di essere stato un imbucato, si aggiunge il pregustare il successivo trasferimento sul pc delle pagine di annotazioni raccolte.
Nota a margine
Giova ribadirlo: la Villa Archinto Pennati non è visitabile, se non in giornate ed occasioni speciali.
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