Nei decenni a cavallo tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, in Europa e negli Stati Uniti ebbe luogo la cosiddetta Rivoluzione Industriale: nascevano le grandi fabbriche, le prime automazioni, e le catene di produzione venivano radicalmente aggiornate con le più recenti scoperte della scienza e della tecnologia.
Venivano create nuove strade e nuovi canali, scavate le fondamenta di nuove, imponenti costruzioni e, soprattutto, c’era necessità di tanto, tantissimo combustibile, in particolare di carbone. Il Regno Unito fu con ogni probabilità la nazione maggiormente colpita dalle modifiche al territorio e al paesaggio apportate dalla Rivoluzione Industriale, con la nascita e lo sviluppo di miniere di carbone e di cantieri a cielo aperto un po’ ovunque per la nazione.
Lo scozzese James Hutton, in quegli anni, era stato uno dei primi a suggerire che la Terra fosse molto più antica di quanto pensato in precedenza, e cominciava a diffondersi così il concetto di tempo profondo, quei milioni di anni necessari per plasmare il volto del pianeta. Ciononostante, la geologia era ancora una scienza allo stadio embrionale, ma conoscere e capire com’era strutturato il sottosuolo cominciava a diventare fondamentale.
In quegli anni, un ragazzo di umili origini proveniente dal villaggio di Churchill nell’Oxfordshire e di nome William Smith iniziava la sua carriera come assistente di un perito delle costruzioni. Ebbe così modo di entrare a stretto contatto con la realtà delle miniere di carbone inglesi e, più in generale, di osservare da vicino il sottosuolo del paese. Smith era un eccellente osservatore e notò come, piuttosto frequentemente, il terreno fosse suddiviso in stratificazioni molto evidenti, che dovevano in qualche modo avere origini distinte, essere state create in diverse epoche. Ma il punto fondamentale che emerse agli occhi di Smith furono i fossili: ogni strato appartenente a una determinata epoca aveva i suoi fossili caratteristici (che facevano un po’ da “indice”), e questi non si mischiavano con gli altri strati, erano perfettamente ordinati in una sorta di successione cronologica. Smith formulò così il principio della successione faunistica, secondo cui la fauna e la flora fossilizzata appartenente ad ogni strato sedimentario si succedano in uno specifico ordine in verticale che può essere riconosciuto su vaste estensioni in orizzontale.
Nel 1799, Smith (nel frattempo soprannominato dai colleghi come “Strata Smith” per il suo interesse per i sedimenti), creò una mappa degli strati geologici intorno alla città di Bath. Era la prima mappa geologica su larga scala della storia. Smith si ispirò a una mappa che descriveva la vegetazione e i suoli dell’area per la sua realizzazione, utilizzando colori diversi per stratificazioni diverse. Anni dopo, nel 1815, Smith creò una mappa geologica molto più estesa, che comprendeva Inghilterra, Galles e parte della Scozia. A grandi linee questa mappa non si discosta dal contenuto di quelle attuali. Grazie all’apporto dei lavori di Smith, i primi grandi geologi della storia (in primis il celebre Charles Lyell, che sarebbe in seguito divenuto confidente e amico di Charles Darwin) poterono sviluppare le loro teorie e dare forza e autorevolezza alla disciplina nascente.
Purtroppo, nonostante l’importanza storica e scientifica del suo lavoro, Smith visse per lunghi anni nella miseria e fu anche imprigionato per debiti. Solo negli ultimi anni della sua vita vennero riconosciuti i suoi meriti e nel 1831 gli venne conferita la prima medaglia Wollaston, il più importante riconoscimento per chi studia le scienze della Terra. La sua vita, le tante difficoltà che dovette affrontare e l’importanza delle sue ricerche venne celebrata nel libro del 2001 di Simon Winchester, “La mappa che cambiò il mondo”.
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