Fino a oggi, i miei tentativi di tracciare un itinerario soddisfacente in Lomellina non avevano dato i frutti sperati. Ma, finalmente, ho trovato le strade adatte per raggiungere i posti degni di essere visitati.
Si tratta di un percorso adatto per ciclisti di ogni livello, prima di tutto perché si sviluppa completamente in pianura, in secondo luogo perché si può modificare facilmente la sua lunghezza.
Il giro completo è di 90 km. Si può ridurre a 75 km, ma anche a 65. Siamo nell’Ovest della Pianura Padana lombarda, lungo l’itinerario in Lomellina non si deve affrontare nemmeno la salita di un cavalcavia!
Anche se l’arrivo della bella stagione porterebbe i prodi ciclisti alla ricerca di vette da scalare, è proprio il mese di maggio il periodo ideale per osservare la Lomellina nel suo massimo splendore: con la maggior parte delle sue sconfinate risaie piene d’acqua.
Sto parlando di una Natura fortemente modificata dall’uomo, ma pur sempre suggestiva e dal sapore antico. Spazi infiniti, dove non si scorgono moderne costruzioni per chilometri, soltanto qua e là antiche fattorie, quasi sempre abbandonate, ma cariche di fascino. Distese di pioppi di tutte le taglie e gradazione di verde si stagliano contro il cielo.
Con la presenza dell’acqua, non possono mancare aironi cinerini, garzette, pivieri, anitre, folaghe e persino tanti stranieri: gli ibis sacri, giunti dal Nord Africa, il corpo bianco col collo e il becco neri.
Per il birdwatcher le soddisfazioni non mancano. Nella parte più a Ovest, al confine col Piemonte, si trovano parecchie “garzaie” dove, avendo tempo, si possono avvistare tanti uccelli nel loro ambiente naturale.
Infine, per i cultori dell’arte, ai bordi di paesini, a tutt’oggi poco estesi, fuori dal loro silenzioso centro storico, si vedono numerosi castelli. Alcuni si ergono ancora nel loro massimo splendore, abitati e ben tenuti; alcuni sono poco più che ruderi; altri tentano di sopravvivere ad audaci trasformazioni apportate nei secoli, ricordandoci, con nostalgia, quello che erano stati.
Itinerario in Lomellina
90 km
Gambolò – Tromello – Cergnago – Velezzo Lomellina – Semiana – Sartirana – Semiana – Lomello – Ottobiano – Valeggio – Scaldasole – Alagna – Garlasco – San Biagio – Parasacco – Borgo San Siro – Torrazza – Gambolò.
75 km
Gambolò – Tromello – Cergnago – Velezzo Lomellina – Semiana – Sartirana – Semiana – Lomello – Ottobiano – Valeggio – Scaldasole – Alagna – Garlasco – Borgo San Siro – Torrazza – Gambolò.
65 km
Tromello – Cergnago – Velezzo Lomellina – Semiana – Sartirana – Semiana – Lomello – Ottobiano – Valeggio – Scaldasole – Alagna – Tromello.
Per centralità, facilità di parcheggio e vicinanza con la monumentale piazza di Vigevano, ho scelto come punto di partenza il grazioso paese di Gambolò.
(N.B. Chi predilige l’itinerario da 65 km deve arrivare in auto fino a Tromello e partire direttamente da qui. Per gli altri due percorsi vale quanto sotto descritto).
Iniziamo a pedalare
Usciamo da Gambolò verso Sud, imboccando la SP 183, 4 km su uno stradone, poi proseguiamo sulla sx, per il centro di Tromello. In paese seguiamo le indicazioni per San Giorgio e Cergnago. Ci infiliamo in una stretta e tranquilla stradina di campagna che corre diritta e piatta per chilometri, bordata dal suo canale, attraverso campi sterminati e boschi di pioppi.
Qua e là, restano alcuni appezzamenti risparmiati dai trattori e ricoperti dalla foresta originaria. Arrivati al bivio per San Giorgio, proseguiamo verso Cergnago. Attraversiamo il paesino e, quindi, la SP 211, per proseguire, sempre su di un’amena stradina, verso Campalestro e Velezzo Lomellina. Da qui raggiungiamo Semiana e infine la nostra meta più lontana dell’itinerario Lomellina: Sartirana.
Non è difficile trovare il castello, dato che la sua torre, appare da lontano spuntando sopra le basse case del paese.
Castello di Sartirana
Questo edificio è stato costruito per scopi militari alla fine del 1300 per volere di Gian Galeazzo Visconti. Circa 100 anni più tardi fu innalzato di un piano dalla famiglia Sforza. Poi nel secolo successivo venne trasformato da costruzione militare a villa residenziale dalla famiglia Gattinara, assumendo l’aspetto attuale.
Successivamente il castello è entrato in possesso della famiglia Arborio fino all’anno 1934. Infine è passato al Duca Amedeo di Savoia-Aosta. Attualmente rimane una proprietà privata ed ospita il “Centro Studi e Documentazione della Lomellina“ e la “Fondazione Sartirana Arte“.
Ritorniamo per la medesima strada percorsa all’andata, fino al paese di Semiana, qui giriamo a dx sulla SP5 in direzione Lomello. Percorriamo 6 km su questa strada noiosa e dal fondo un po’ rovinato ma, per fortuna, poco trafficata. Lomello merita una visita per il suo importante complesso religioso in stile romanico. La Basilica di Santa Maria Maggiore è un imponente costruzione del XI secolo. Il Battistero di San Giovanni ad Fontes risale addirittura al VIII secolo, si tratta di un edificio longobardo a forma ottagonale, con i resti dell’originale fonte battesimale.
Da Lomello attraversiamo il torrente Agogna e ci spostiamo fino a raggiungere Ottobiano, percorrendo strade principali un po’ trafficate. Entriamo in paese, giriamo a dx e proseguiamo, sempre dritto, in direzione Valeggio. ritrovando la quiete delle viottole di campagna. Raggiungiamo Valeggio dove ci appare, lungo la nostra strada, un castello medioevale. Ora è chiuso e abbastanza male in arnese. Purtroppo non potendo entrare nel giardino, possiamo intravederlo soltanto da un cancello, così da non riuscire ad ammirare fino in fondo le sue forme e le sue torri. Se ne conosce l’esistenza fin dal XIII secolo, ma l’aspetto attuale deriva da un rifacimento del 1400.
Subito dopo il castello, al bivio, proseguiamo diritto verso Scaldasole. Siamo su di una magnifica stradina che sembra sospesa sull’acqua, dato che divide due immense risaie al momento inondate, ci fanno compagnia aironi, ibis, anatre e pivieri.
Finite le risaie inizia un’area protetta: “il boschetto di Scaldasole” un angolo di natura scampata all’agricoltura. Ancora poche centinaia di metri ed entriamo nella piazza di Scaldasole dominata dall’ampia mole del castello. Si tratta di una proprietà privata, ben mantenuta, che conserva il suo aspetto militare e difensivo.
Castello di Scaldasole
Il castello si presenta con l’impianto tipico delle fortificazioni viscontee di pianura, ma a distinguerlo da molti altri castelli lombardi è la presenza del ricetto. Si tratta di un vasto cortile fortificato rettangolare atto a contenere l’intera popolazione del paese per difenderla in caso di necessità.
Il nucleo originale, risalente al XI secolo, fu feudo della famiglia Campeggi. Passato alla famiglia Folperti tra il 1334 e il 1404, si deve a loro la costruzione del ricetto nel lato Sud del castello. Successivamente furono i nuovi feudatari di Scaldasole: i marchesi Malaspina, ad abbellire l’edificio con un portico, una loggia e commissionando affreschi per alcune sale. Questa proprietà passò, nei secoli successivi, sotto diversi padroni, compreso il famoso Conte di Concordia, meglio noto come Francesco Pico della Mirandola. Quindi ritornò più volte nelle mani della famiglia Folperti. Per giungere nel 1802, in investitura perpetua, al nobile Giovanni Antonio Strada, i cui discendenti, ancora oggi, ne detengono il possesso.
A meno di prenotare una visita, il castello non è accessibile al pubblico, quindi dopo averlo ammirato dall’esterno, possiamo rapidamente rimetterci in viaggio.
Usciamo da Scaldasole lungo la SP206 direzione Dorno, al primo bivio giriamo a sx per Alagna. Pochi km. su di una stradina tranquilla e raggiungiamo questo paese. Dal suo centro, giriamo a dx per Garlasco.
Dopo aver percorso 1 km su quest’ultima strada possiamo scegliere tra l’itinerario in Lomellina più breve o gli altri due.
Chi ha optato per il tracciato da km. 65, al bivio gira a sx per Tromello e ritorna alla sua auto.
Altrimenti proseguiamo diritto per Garlasco. Raggiunta la SP 596, che attraversa questa cittadina, dobbiamo prendere una nuova decisione.
Per il percorso da 75 km giriamo a sx, poco dopo svoltiamo a dx in via Borgo San Siro per raggiungere questo paese. Per il percorso più lungo, attraversiamo il Centro di Garlasco, quindi giriamo a sx in direzione San Biagio, che raggiungiamo percorrendo la SP 185. Restiamo sulla medesima strada sino ad arrivare a Parasacco. Incontriamo una rotonda, dove prendiamo la seconda uscita, in direzione Borgo San Siro.
Dopo aver lasciato Parasacco, la nostra strada ci porta attraverso un paesaggio idilliaco, ci muoviamo in mezzo ad un alternarsi di campi coltivati, pioppeti e boschetti ancora originali, intorno alla strada corre, talvolta a destra, talvolta a sinistra o anche da entrambi i lati, un canale o un torrentello, bagnati da acque piuttosto limpide.
Un vecchio mulino conferma l’autenticità del luogo. Per tanta bellezza consiglio di percorrere questo prolungamento dell’itinerario in Lomellina. Attraversiamo la trafficata SP 206 ed entriamo in Borgo San Siro.
Da qui i due itinerari, medio e lungo, si riuniscono e la via per raggiungere Gambolò diventa la medesima.
Percorriamo Borgo San Siro in direzione Nord, costeggiando la SP 206, alla fine della strada, giriamo a sx con direzione Gambolò. Passiamo attraverso Torrazza e in 2 km. entriamo nel centro di Gambolò che merita di essere attraversato in bicicletta.
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