Gli allevamenti intensivi sono bombe ecologiche che costituiscono una seria minaccia per la salute pubblica e l’ambiente.
Questo è quanto emerge dal report “Prosciutto Nudo”, diffuso dall’associazione per la salvaguarda dell’ambiente “Terra!” che ha condotto l’indagine in collaborazione con il giornalista d’inchiesta Stefano Liberti.
Più maiali che abitanti
Per capire la portata del fenomeno l’inchiesta è stata svolta in provincia di Brescia, la capitale italiana dell’allevamento dei suini. In quest’area ci sono più maiali che abitanti: 1.289.614 contro 1.262.678.
Per massimizzare i profitti degli allevamenti intensivi i suini trascorrono la loro breve vita in piccoli box, stipati all’interno di capannoni; si stima che il 90% dei suini italiani sia rinchiuso in allevamenti con più di 500 capi.
Una bomba ecologica a due passi dalle città
E se da una parte cala il valore della materia prima, dall’altra il prezzo più alto lo paga il Pianeta: le deiezioni dei maiali, altamente inquinanti perché ricche di azoto, fosforo e potassio, sono inadatte come fertilizzante e rappresentano un rifiuto da smaltire; spesso finiscono nei campi, che non riescono ad assorbirle a sufficienza, nei corsi d’acqua e nell’aria, con una pericolosa dispersione di metano, CO2 e altre sostanze, il tutto a poca distanza dai centri abitati.
6mila litri d’acqua per un chilo di prosciutto
Dietro alla produzione di un chilogrammo di prosciutto si celano 11 chili di deiezioni, 4 chili di mangime, 6.000 litri d’acqua e 12 chilogrammi di CO2 emessi in atmosfera.
Il mangime, composto in parte da soia geneticamente modificata, è preparato con materie prime che spesso arrivano dal Sud America.
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