Le emissioni di gas prodotte dagli allevamenti intensivi rappresentano il 14% del totale. Non solo: una vasta area di terra coltivabile è destinata, invece che a nutrire direttamente le persone, alle produzione di mangimi.
Secondo le stime della FAO, le terre dedicate alla produzione di cereali e mangimi per gli animali rappresenterebbero il 50% delle superfici agricole dell’Unione europea e circa un terzo di quelle a livello globale.
E ancora: gli allevamenti costituiscono una delle maggiori minacce alla perdita di biodiversità e fonte del degrado ambientale, con potenziali ripercussioni anche sulla sicurezza alimentare.
Alla luce di questi dati, perché non si cerca di limitare gli allevamenti intensivi?
Meno 50% entro il 2050
Secondo quanto emerge dal nuovo report di Greenpeace, l’insostenibilità degli allevamenti rischia di affamare il mondo anziché nutrirlo. L’unica soluzione è quella di ridurre la produzione e il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari del 50%, a livello globale, entro il 2050. Un obiettivo certamente ambizioso.
La realtà dei macelli
Il numero pro capite di animali macellati tra il 1961 e il 2009 si è più che triplicato raggiungendo nel 2009 oltre dieci animali macellati per ogni persona sulla Terra.
Se il tasso resterà invariato quest’anno su scala globale 76 miliardi di animali verranno macellati.
In Italia, nel 2016, sono stati uccisi 2,8 milioni di bovini, 11,9 milioni di suini, 3 milioni fra ovini e caprini e 585 milioni di pollame. Numeri impressionati, che ben fotografano la portata del problema.
Quali rischi per la salute
Di recente l’Organizzazione mondiale della sanità ha associato il consumo di carne rossa lavorata all’aumento del rischio di cancro.
Ma non c’è solo questo: un’altra minaccia per la salute è rappresentata dallo sviluppo della resistenza agli antibiotici. Inoltre, non sono da sottovalutare i rischi legati diffusione di malattie trasmissibili dagli animali alle persone come, ad esempio, l’influenza aviaria e suina o la salmonella.
Basta ai finanziamenti
Gli impatti legati agli allevamenti intensivi sono sempre più insostenibili, tanto per le persone quanto per il Pianeta.
«Per questo motivo la richiesta all’Unione europea e al prossimo governo italiano è quella di porre fine ai sussidi che sostengono la produzione intensiva di carne e prodotti lattiero-caseari e di adottare, invece, politiche che promuovano la produzione di alimenti da aziende agricole ecologiche e locali – ha spiegato Greenpeace -. Politiche che possano guidare anche il cambiamento delle abitudini alimentari e dei modelli di consumo finalizzati a ridurre il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari».
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