Il problema derivante dalla plastica cambia continuamente le sue forme e le sue dimensioni, passando dall’essere una delle tante questioni preoccupanti a livello ambientale a diventare un incubo planetario, grazie alla persistenza in ambiente di questo materiale. Una cattiva quando non pessima gestione dei rifiuti ha fatto sì che l’ambiente venisse, letteralmente, invaso dalla plastica abbandonata, gettata, mal gestita. Dalle isole di plastica galleggianti nel Pacifico, estese oramai come la Francia, a quella moltitudine di pezzi, pezzetti, imballaggi, residui che possiamo trovare facendo una banale passeggiata in campagna. In fondo la verità è che ci siamo sempre occupati poco della plastica, credendola un alleato e soprattutto un materiale inerte, destinato forse a restare ma senza creare troppi problemi. Un’altra previsione decisamente sbagliata: la plastica inquina quando è in grandi pezzi o sotto forma di infiniti prodotti ma inquina ancora di più, in modo subdolo, pervasivo, quando si trasforma in nano e microplastiche che entrano in ogni organismo vivente, creando un danno rilevante del quale ancora non conosciamo i risultati a lungo termine.
I rifiuti che diventano arte
Il mare è l’ambiente che sta pagando il tributo più alto a questo prodotto/rifiuto che non abbiamo previsto potesse diventare uno dei peggiori incubi di questo secolo. Per fortuna l’attenzione a questo problema è in costante crescita, grazie anche a persone che non solo sono in grado di stimolare l’attenzione verso questo inquinante, contribuendo a creare consapevolezza, ma che riescono a utilizzare i rifiuti di plastica non per riciclarli, nel senso classico del termine, ma per dargli una nuova vita, creando opere d’arte che prendono vita proprio da infiniti pezzi di plastica.
Annarita Serra, sarda di nascita ma milanese d’adozione, è un artista a tutto tondo che crea opere di varie forme, dai quadri alle sculture, partendo dalla raccolta della plastica che trova in giro, spesso proprio sulle spiagge della sua Sardegna. Pulendo le spiaggia porta nel suo atelier di Milano sacchi e sacchi di plastica che vengono scrupolosamente vagliati e selezionati: per tipo, per dimensione e per colore, diventando come le vernici per un pittore. Soltanto che Annarita non crea queste opere con il pennello ma con il seghetto, il martello, i chiodi, la colla riuscendo a dar vita a opere d’arte davvero incredibili, che da lontano sembrano quadri, sino a quando il dettaglio non svela la loro vera natura: essere realizzati usando rifiuti di plastica.
Creare consapevolezza
Se le si chiede perché abbia deciso di dedicarsi proprio a questo tipo di materiale risponde in modo molto semplice e chiaro: «Solo la forza dell’arte può aiutarmi a salvare il mare. Sono passati quasi 20 anni da quando ho iniziato a occuparmi di questo problema e da allora ho raccolto quintali di plastica e realizzato decine di opere. Ho scoperto che hanno il potere di attirare l’attenzione e creare consapevolezza». Annarita Serra non ha sempre fatto l’artista, ha lavorato in grandi aziende e ha svolto ruoli anche importanti, poi ha capito che la sua vita doveva avere una svolta e ha deciso di cambiare radicalmente: da donna di marketing a artista, con un suo atelier a Milano, una casa a Piscinas in Sardegna, dove raccoglie spesso la plastica per quadri e sculture, contribuendo a pulire le spiagge, sempre con la testa immersa in mille progetti per salvare il mare.
Realizzando mostre, facendo corsi, partecipando a concorsi e manifestazioni per sensibilizzare le persone su quella che oramai è diventata una sorta di missione, che non ha la pretesa di essere risolutiva per un problema di dimensioni planetarie, ma che vuole tenere accesi i riflettori sulla necessità di arginare i danni causati della plastica, che sta letteralmente soffocando il mare.
L’evento a Milano
Nella settimana del Salone del Mobile, appuntamento clou per la città di Milano Annarita Serra farà un lungo happening nel quadrilatero della moda, dando vita a un’opera in diretta realizzata nella vetrina di una prestigiosa griffe di abbigliamento. Ovviamente creata con migliaia di pezzi di plastica del mare.
Annarita racconta così il suo proposito di essere una sorta di testimonial per i mari e gli oceani: «I miei quadri avevano il potere di attirare l’attenzione, poi quando le persone si avvicinavano, rimanevano colpite quando spiegavo loro che la materia prima era stata raccolta sulle nostre bellissime spiagge. Ognuno di loro, sono sicura, la prossima volta che andrà al mare, avrà un atteggiamento più consapevole e se ne prenderà cura». Opere realizzate con la grande fantasia di un’artista e con la determinazione che le deriva dalla sua terra d’origine, l’amata Sardegna.
Per chi volesse avere una panoramica delle sue opere il sito www.annaritaserra.com è una porta, sempre aperta, sul mondo del riciclo artistico del materiale più inquinante del momento.
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