Al Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga si festeggia l’attivazione – avvenuta un anno fa proprio in questi giorni – del secondo gruppo di cani antiveleno della squadre cinofile del Progetto Life Pluto, di cui il parco è beneficiario insieme ai Carabinieri Forestali. Una squadra che in Abruzzo come in altre aree si sta rivelando sempre più efficace e preziosa.
Oltre ai 12 cani di Pluto – attivi a due a due in 5 parchi nazionali e in Provincia di Isernia, in un’area che va dal Parco delle Foreste Casentinesi a quello del Pollino – il nuovo Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare dell’Arma ha messo in pista altre tre coppie di “agenti a quattro zampe”, una sul territorio dell’Appennino tosco-emiliano, nell’ambito del progetto life M.I.R.CO lupo, un’altra in Provincia di Grosseto per Life MedWolf e la terza lungo l’arco alpino per il life Wolfalps (a cui se ne aggiungeranno altre).
Un progetto per aiutare gli animali selvatici e non solo
Il progetto Pluto iniziato nel 2015 deriva dal precedente Life Antidoto, riguardante sempre l’Abruzzo. Tra le numerose attività svolte, Antidoto aveva attivato già dal 2010 un’efficientissima squadra antiveleno formata da 7 cani che oggi continuano in parte il loro lavoro sul territorio affiancati dai nuovi arrivati. I primi 6 cani di Pluto, invece, sono giunti in Italia ad aprile 2016 dopo essere stati selezionati da Raul Martín, esperto addestratore spagnolo, sulla base di specifici criteri etologici e poi formati e addestrati in Andalusia fin da cuccioli. Proprio in Spagna, infatti, la Guardia Civil ha attivato i primi gruppi cinofili antiveleno perché il problema sul territorio è molto esteso. Dopo circa un anno di duro lavoro, svolto tuttavia per i cani in modo giocoso, con una prima parte di addestramento all’obbedienza – fondamentale perché i cani operino in sicurezza – e poi una più specifica dedicata alla ricerca dei bocconi avvelenati, i cani sono stati finalmente assegnati ai conduttori italiani. A quel punto sono occorse altre 4 settimane di preparazione in coppia con il loro partner umano affinché i cani fossero pronti a intervenire. Solo nel corso del 2016 i cani antiveleno hanno svolto 80 ispezioni, tra quelle di routine e quelle d’emergenza, scovando, in una decina di casi, esche avvelenate e carcasse di animali già, purtroppo contaminati. Ad ottobre 2016 a Puma, Vida, Noche, Africa, Danko e Thor si sono uniti Titan, Malta, Byron, Furia, Gala e Kyra (abbinati in modo che in ogni squadra ci fosse un pastore belga malinois e un labrador, le due razze scelte) garantendo così un maggior controllo sul territorio. Sono, inoltre, diventati operativi Alma, una labrador nera, e Loba un pastore tedesco per monitorare l’area del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.
Il gioco della ricerca contro la catena di morte
In Italia i casi di avvelenamento di animali selvatici, o di uccisione della fauna con bocconi riempiti di chiodi, ossa appuntite e altri materiali pericolosi, non mancano e le principali vittime sono i grandi carnivori, orso, lupo, volpi e rapaci necrofili (avvoltoi) o semi necrofili come aquile e nibbi. Lo praticano illegalmente allevatori per proteggere il bestiame, cacciatori per stroncare i loro competitori, tartufai per eliminare i cani della concorrenza, agricoltori per proteggere orti e coltivazioni o “semplici” cittadini non amanti di cani e gatti vaganti. Queste azioni illegali e subdole creano una catena di morte che già in passato ha messo a rischio la sopravvivenza di molte specie (come i grifoni in Sicilia). Gli animali avvelenati, infatti, spesso vengono mangiati da altri animali che si avvelenano a loro volta. I bocconi, sotto forma di polpette, wurstel, o colli di gallina ripieni sono resi appetibili e poi intrisi di liquidi e polveri velenosi derivati da prodotti utilizzati in agricoltura come fitofarmaci e pesticidi (organifosfati, metaldeide e stricnina), rodenticidi (come il fosfuro di zinco) e molluschicidi o da sostanze impiegate contro i topi (arsenico e tallio) o da altre totalmente illegali. Quando un cane antiveleno trova il boccone o una carcassa sospetta avverte il suo conduttore e si siede in attesa della meritata ricompensa. In genere i premi sono costituiti da giochi di vario genere, ossa di gomma, palline e talvolta qualche crocchetta in modo che l’animale sia stimolato a continuare “il gioco” della ricerca. Un divertimento per lui, la salvezza per molte altre specie.
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