A Monza, tra i vari attivisti negli ambiti più disparati (ambiente, politica e dintorni) c’è chi ancora mi ricorda come anni fa, in un forum di discussione locale molto seguito e acceso, salutassi l’arrivo della primavera con largo anticipo rispetto ad almanacchi e calendari. La natura ha ritmi che non si rifanno in modo diretto e scontato alle convenzioni definite dagli umani.
Primavera: uno pensa immediatamente a distese e angoli fioriti. Non occorre tuttavia essere un esperto in ambito botanico per sapere dell’apparizione delle corolle colorate che riempiono il sottobosco molto prima della fine di marzo. Febbraio è il mese delle fioriture delle specie nemorali: il termine indica quelle piante erbacee che han scelto l’ecosistema forestale per proprio habitat. Fiorire nel periodo invernale è una soluzione obbligata: gli alberi sono ancora senza foglie e c’è luce a disposizione. Non molto più tardi arrivano i fiori dei ciliegi: altra nota di colore per i boschi.
“Natura non facit saltus”, dice(va) il filosofo. I passaggi sopra descritti si connotano, più o meno, per gradualità. L’umano sentire non disdegna tuttavia i confini netti e ben definiti. Poter dire “qui e adesso” solletica non poco la mente.
Durante i mesi autunnali e invernali, i fringuelli emettono solo richiami, in genere bisillabici. Il termine richiamo indica una vocalizzazione breve, ripetitiva e poco elaborata. Alcuni autori distinguono il richiamo anche sulla base della sua funzione: brevi suoni con l’obbiettivo, ad esempio, di fare da allarme o mantenere un contatto tra individui.
In opposizione al richiamo, il canto ha andamento più complesso ed elaborato, ed è tipicamente – ma non in modo assoluto – associato alla stagione riproduttiva. Temi interessanti e forieri di spunti infiniti. More (quasi) solito, rimandiamo ad altri testi per questo blog.
17 febbraio 2016. Qualche vibrazione percorre l’aere. Possibile ritardi? Nei primi 10-15 giorni del mese, generalmente, il fringuello, almeno nelle nostre lande, associa all’emissione di richiami anche quella del proprio canto, operazione limitata – come esige la natura – al maschio. Essendo il volatile specie molto comune e non troppo esigente, risulta alquanto facile registrare l’improvvisa apparizione del canto, anche semplicemente muovendosi per strade e piazze. Onestà di cronaca fa dire che nei 2-3 giorni precedenti l’arrivo del caratteristico vocalizzo a cascata, la specie fa risuonare gorgheggi non ancora perfettamente compiuti, sorta di esercizio preparatorio e tributo alla gradualità amata dal mondo della natura.
La salita per Carimate (CO) – scenario di attività lavorative, quel 17 febbraio, per lo scrivente – obbliga ad una pedalata un poco più faticosa. Intorno, a ridosso del Torrente Serenza e non solo, alberi e fasce boscate. I fringuelli sono in fermento. I richiami bisillabici piuttosto frenetici sollecitano l’orecchio ad una maggiore attenzione. E arriva, sì, il canto: per il sottoscritto, vero inizio della primavera, come descritto anche, in modo estemporaneo, all’interno di un forum della Monza che fu.
Note a margine
La cosa richiederebbe approfondimenti ulteriori, al momento si tratta più che altro di una impressione del sottoscritto (e di altri). La fase finale dell’inverno 2015-2016, è stata contraddistinta da una bassa attività sonora da parte di alcune specie di volatili, in primis il picchio rosso maggiore. Quest’ultimo fa solitamente udire in modo vivace i propri tambureggiamenti con l’arrivo di febbraio. A dispetto di temperature superiori alla media, si è invece registrato un picco negativo, che ha interessato anche altri piciformi. Normale oscillazione negli anni? Previsione da parte dei volatili di successive temperature più rigide? Da indagare…
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