Negli animali che si riproducono per via sessuata, l’uovo è la cellula germinale che, se fecondata, dà vita all’embrione. L’uovo è un’invenzione molto antica, quasi quanto la vita multicellulare complessa, e ha iniziato la sua avventura in mare. I primi invertebrati acquatici, come gli antichi trilobiti che strisciavano sui fondali 500 milioni di anni fa, producevano già uova, proprio come fanno oggi i loro parenti più prossimi, i crostacei.
L’uovo liberato in mare, e pronto a dare vita a un nuovo individuo, era infatti il sistema più semplice per riempire gli oceani dei propri discendenti.
In acqua, inoltre, non occorrono complesse strutture di sostegno e protezione: basta una pellicola per contenere il nutrimento per l’embrione. Una volta deposto, questo tipo di uovo usa la sua personale riserva per completare lo sviluppo embrionale e divenire una minuscola larva, un girino o un avannotto. Con i genitori che, nel frattempo, possono riprendere le loro attività o riprodursi nuovamente.
Non deve stupire, quindi, se questo sistema è stato adottato da tutti gli organismi marini superiori apparsi nei milioni di anni successivi, primi fra tutti i pesci.
L’uovo primordiale, tuttavia, aveva un problema: la sua struttura fragile e permeabile lo rendeva molto vulnerabile, soprattutto alla disidratazione se esposto all’aria aperta. Per dare il via alla piena colonizzazione della terraferma, quindi, fu necessario un modello di uovo molto diverso, più grande, solido e capace di resistere in ambienti aridi e ostili.
Oggi chiamiamo questa “invenzione” uovo amniotico, che è, a tutti gli effetti, l’“uovo moderno”, tipico dei vertebrati terrestri.
Sembra un oggetto semplice, ma si tratta di un piccolo miracolo di ingegneria e miniaturizzazione: è costituito da un guscio calcareo protettivo e poroso, dal sacco del tuorlo che fornisce le sostanze nutritive, dall’amnios che funziona come riserva di acqua ed elementi nutritivi, e da una membrana che raccoglie le sostanze metaboliche di rifiuto.
L’aspetto geniale di questo uovo è che l’embrione non è costretto a radicali cambiamenti fisiologici perché si sviluppa in un ambiente liquido, analogo a quello del mare o di uno stagno.
I primi a svilupparlo furono i rettili quando si separarono dagli anfibi, circa 330 milioni di anni fa. Nei milioni di anni successivi, questa soluzione venne adottata in massa, anche dai terapsidi, un gruppo di vertebrati primitivi, oggi estinto, che presentava molte caratteristiche comuni ai rettili e mammiferi dei nostri giorni.
Gli ultimi che ricorsero all’invenzione dell’uovo furono i dinosauri e i primi uccelli, gli eredi del celebre Archeopteryx, vissuto ben 140 milioni di anni fa.
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