Scoprire e descrivere nuove specie di mammiferi è un evento scientifico straordinario. Trovare centinaia di ettari di una rara tipologia forestale può sembrare impossibile. Eppure, nelle foreste afromontane, uno degli ecosistemi forestali più straordinari e vulnerabili del mondo, nel giro di pochi anni, sono successe entrambe le cose.
La regione floristica afromontana, che è stata paragonata ad un ”arcipelago” che domina le pianure africane, si estende dall’Etiopia fino al Sud Africa. Ancora poco studiate e soggette a crescenti pressioni, le foreste afromontane sono uno degli scrigni della biodiversità africana e mondiale.
Topiragno giganti e scimmie endemiche
Il Parco Nazionale di Udzungwa, in Tanzania, dista solo poche ore di auto da Dar es Salaam e, viste dall’alto, le piantagioni di canna da zucchero di Kilombero sembrano pericolosamente vicine. Il parco però custodisce uno dei lembi di foresta afromontana più straordinari dell’Africa orientale. Proprio ad Udzungwa Francesco Rovero, ricercatore del Museo Tridentino di Scienze Naturali, ha scoperto nel 2005 una specie di mammifero mai descritta prima di allora. Si tratta del toporagno elefante dalla testa grigia (Rhynchocyon udzungwensis), una specie endemica di Udzungwa. Un anno prima era stata scoperta una una nuova specie di scimmia, che vive solo ad Udzungwa e sul monte Rungwe, sempre in Tanzania, poi battezzata cercocebo dell’altipiano (Rungwecebus kipunji). Nel 1980 due ricercatori inglesi avevano scoperto un’altra specie di scimmia, anch’essa endemica di Udzungwa, il cercocebo del fiume Sanje (Cercocebus sanjei).
Sconosciute, ma già in pericolo
Per quanto sorprendente, il fatto che vi si possano ancora trovare mammiferi ignoti alla scienza, non è sufficiente a descrivere quanto poco ne sappiamo di questo ecosistema. Infatti non è ancora conosciuta l’estensione totale delle foreste afromontane. Fino a pochi anni fa si stimava che in Angola ve ne fossero non più di 200 ettari. Ma nel 2010 un gruppo di ricercatori portoghesi e sudafricani ha scoperto che sul Monte Namba, nella parte centro-occidentale del paese, esistono più di 590 ettari di foreste dominate da Podocarpus latifolius, una gimnosperma tipica delle foreste di alta quota.
La scoperta fatta sul Monte Namba è un’ottima notizia per la conservazione di questo fragile ecosistema. Però il rischio di perdere per sempre questo “hotspot” di biodiversità è alto. L’espansione della frontiera agricola sta causando una progressiva frammentazione delle foreste afromontane e i cambiamenti climatici ed il bracconaggio stanno portando sulla soglia dell’estinzione molte specie animali.
Partecipare per preservare
La sfida della salvaguardia delle foreste afromontane è complessa e si vincerà solo se le risposte saranno interdisciplinari e se i politici sapranno ascoltare gli scienziati. Dalle sperimentazioni condotte è però evidente che nessuna azione di tutela sarà efficace senza un supporto attivo delle comunità che vivono nei dintorni delle foreste. La gestione partecipativa delle risorse naturali non è certo una strada semplice, ma è probabilmente l’unica che può garantire risultati duraturi.
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