Leggi qui la prima parte dell’itinerario nei Monti Nebrodi
Quella dei Monti Nebrodi è una Sicilia boscosa, fresca, ricca di laghi e torrenti. Gli Arabi parlavano di queste montagne come di un’isola nell’isola, alludendo, in questo modo, al cambio radicale che il paesaggio assume quando si lasciano i familiari lidi della costa e ci si inoltra nel Parco dei Nebrodi, la dorsale a pochi chilometri dal mare, a metà strada tra Messina e Palermo.
La presenza dell’uomo
Il territorio aspro e boscoso dei Monti Nebrodi non sembra molto compatibile con la presenza umana. Invece, le tracce dell’uomo ci sono.
Meritano senz’altro una visita il Santuario dei Tre Santi, in stile arabo-normanno, e i resti dell’antica città di Apollonia a San Fratello, il Castello di Caronia, fortificazione normanna ancora ben conservata, il monastero brasiliano di San Filippo di Fragalà e le chiese medioevali di San Marco d’Alunzio.
Uno degli edifici più interessanti del Parco è la Ducea di Nelson, a 13 km da Bronte. Costruita nel XII secolo, comprende i resti di un’antica abbazia benedettina, affiancata ad un castello con torre difensiva e all’ala gentilizia. Residenza del celebre ammiraglio inglese (i cui discendenti vi dimorarono fino al 1981), oggi è un museo navale, circondato da un grande parco, adornato da sculture in pietra lavica e un giardino all’inglese.
Non lontano da qui, infine, c’è Randazzo, bella cittadina medioevale sorta in un’area in cui si sono incontrate le più disparate civiltà: greci, romani, bizantini, arabi, normanni, aragonesi, ognuno dei quali ha lasciato qualcosa. Il monumento simbolo è sicuramente la Basilica di Santa Maria, in pietra lavica scura.
A piedi tra laghi, torrenti e cascate
L’approvvigionamento di acqua in Sicilia è sempre stato un problema. Non tra i Monti Nebrodi, dove laghi e torrenti non sono certo una rarità, anche se negli ultimi anni le precipitazioni poco frequenti hanno creato pure qui qualche difficoltà.
Il bacino più importante è il Lago Biviere, localizzato nel Comune di Cesarò, che con i suoi 18 ettari di acque e canneti è la principale zona umida della Sicilia. Il lago è circondato da maestose foreste di faggio, acero, tasso e agrifoglio e, cosa ancor più spettacolare, regala una splendida vista sul cono fumante dell’Etna.
Altre riserve idriche presenti nel Parco sono i due bacini artificiali del Maulazzo e il grande Lago d’Ancipa, anche se meno interessanti dal punto di vista naturalistico. Non mancano zone umide minori come il Lago di Trearie, il più alto dell’Isola (1435 m), il Lago Pisciotto e il Lago Spartà, dove vive la tartaruga palustre.
Le raccolte di acqua in quota diventano aree importanti per molte specie di passo come il falco di palude e il cavaliere d’Italia, oltre ad alimentare una serie di cascate nel fondovalle, come quelle del Catafurco, le più suggestive dell’area protetta, create dal torrente San Basilio.
Il salto più bello, di una trentina di metri, si trova nel comune di Galati Marmetino e si raggiunge a piedi dalla contrada di San Basilio, lungo un bel sentiero recentemente attrezzato. Sbirciando tra le gole scavate dall’impeto del torrente non è difficile vedere le evoluzioni del merlo acquaiolo o del martin pescatore in attesa di una preda su cui lanciarsi, mentre le acque del torrente ospitano la trota e il granchio di fiume.
Il ritorno di sua maestà il Vuturuni
I Monti Nebrodi hanno un ospite particolarmente illustre: il grifone (Gyps fulvus), uno dei più maestosi uccelli europei, una dozzina di chili di peso e tre metri di apertura alare. Ma quella del “Vuturuni”, come questo avvoltoio viene chiamato da queste parti, è una storia sofferta.
Gli ultimi grifoni sparirono da questi monti alla metà degli Anni ’60, sterminati dal veleno piazzato per colpire le volpi. Seguì un lungo silenzio, fino al 1998, quando venne avviato un progetto per reintrodurre questi uccelli nel territorio, nel frattempo diventato l’attuale Parco Naturale dei Nebrodi. Furono quindi importate decine di esemplari dalla Spagna; gli individui furono dapprima tenuti in una grande voliera presso Alcara Li Fusi e poi liberati.
Oggi sono circa una cinquantina i grifoni residenti nel Parco, tutti concentrati nella suggestiva area rupestre delle Rocche del Crasto. Ma questi uccelli, formidabili volatori, si spingono ben oltre i confini dei Monti Nebrodi e sono stati avvistati addirittura in Calabria, sopra l’Aspromonte. Quando scende la sera, se non c’è troppo vento, o di mattina presto, è facile vederli in attività attorno alle Rocche mentre rientrano al proprio nido. L’area del grifone di Alcara Li Fusi, presso Contrada Grazia (Associazione AmbienteSicilia tel. 347 2927684, 347 8284625) ospita gli individui pronti per la liberazione e un punto informativo e di osservazione per il pubblico.
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