Per fare felice un naturalista, portategli qualche animale morto: il topos è più che consolidato, dalla notte dei tempi. Il tema meriterebbe lunga e articolata chiosa: in altre occasioni, sicuramente. Esistono carcasse interessanti di per sé, vuoi perché permettono di rilevare, in un territorio, la presenza di specie magari non facilmente contattabili, o vuoi, più banalmente, perché consentono di osservare da vicino l’oggetto dei nostri desideri.
In non poche situazioni, invece, l’animale morto può essere testimonianza della presenza di un predatore, responsabile della sua dipartita. È il 26 dicembre del 2014. Il luogo: Lago di Olginate, sponda di Calolziocorte. Lì, un falco pellegrino ha un suo posatoio, dove dedicarsi alla propria alimentazione, dopo aver catturato le prede, nella fattispecie soprattutto piccioni e gabbiani comuni. Non c’è da stupirsi: è inverno, e lo specchio d’acqua citato si riempie di gabbiani.
Una carcassa di gabbiano comune presenta curiose asimmetrie. Lascio la parola al mio quaderno di campo (e di laboratorio). Non è un caso somiglino alle note di un medico della scientifica, dalla scena di un delitto: la passione del sottoscritto per i polizieschi, scandinavi, trova inaspettato sfogo.
“…regione pettorale: sulla parte destra il muscolo è quasi del tutto prelevato, sulla parte sinistra invece è ancora parzialmente presente…. Lo sterno è rotto in modo asimmetrico: la parte destra è più danneggiata (rotta)… Tutta l’area pettorale è accuratamente spiumata e spelata… All’interno dello sterno l’area toracica è stata in parte svuotata: settore destro per gran parte mangiato, settore sinistro solo parzialmente (1/3-1/4)… La furcula (osso biforcuto degli uccelli, ndr) è rotta: la parte destra è ridotta ad un moncherino, la parte sinistra è per metà circa ancora attaccata… la parte destra della gola è più consumata anzi è la parte che è stata mangiata, il settore sinistro non è stato quasi toccato…”
Il nostro pellegrino mostra quindi una tendenza destrimane, ovvero parte da sinistra e va verso destra per consumare la propria preda. E se fosse un’abitudine costante per la specie? E se ci fossero differenze su base regionale, come avviene per gli umani (gli occidentali scrivono da sinistra a destra, altri popoli da destra a sinistra…ecc…)? Note da etologia piccola, insomma. E, chissà, magari un campo in cui curiosare.
E un motivo in più, per il naturalista, per cercare (ed apprezzare) carcasse e affini.
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