Quanto state per leggere dimostra che il problema della plastica dispersa nel mare è un dramma reale, globale e riguarda ahimè ogni angolo, anche il più remoto dei nostri oceani.
L’Institute for Marine and Antarctic Studies (IMAS) con sede nella lontanissima Tasmania si occupa di monitorare i cambiamenti climatici e i problemi dell’inquinamento nella regione antartica che nell’ideale di molte persone pare lontana dal mondo tecnologico e quindi dall’inquinamento, ma purtroppo non è così.
Plastica anche ai Poli
Uno studio condotto in Antartide sugli uccelli pelagici ha evidenziato alcuni dati interessanti quanto preoccupanti.
In diversi studi infatti era emerso che la presenza di pezzi di plastica nello stomaco possono produrre danni meccanici (ferire con emorragie interne) ma anche accumuli che determinano una morte per inedia e l’impossibilità di nutrirsi.
Ma lo studio realizzato dall’IMAS e pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology, ha evidenziato un problema ulteriore che può portare alla morte, anche senza eccessive ingestioni di frammenti di plastica.
Infatti sembrerebbe che i detriti accumulati nello stomaco, talvolta anche in misura minima possono produrre danni meno visibili e che sinora sono stati poco documentati, studiati e, di conseguenza, il vero impatto della plastica è sottovalutato.
Questo proposito e target scientifico ha condotto i ricercatori dell’IMAS sulle tracce di un nuovo problema che danneggia e minaccia gli uccelli che ingeriscono la plastica e non riescono a sopravvivere.
Questo monitoraggio è stato coordinato dalla ricercatrice Jennifer Lavers sulle berte e sugli albatri nell’isola di Lord Howe Island, peraltro alcune popolazioni di questi uccelli stanno calando sensibilmente, un declino che è strettamente correlato con alcune relazioni chimiche nell’organismo di queste specie pelagiche.
Quali sono le conseguenze
Questo studio dimostra che la fauna ornitica di questa regione dell’Oceano Pacifico, ingerendo la plastica evidenziano una forte riduzione di calcio nel sangue, ma anche una contrazione dei dati relativi alla massa corporea, alla lunghezza delle ali e del becco.
Molto grave è anche l’effetto sulle funzioni renali, la plastica ingerita fa incrementare sensibilmente la concentrazione dell’acido urico con conseguenze sugli enzimi.
La sorpresa prodotta d questa ricerca dimostra che il danno non necessariamente è correlato alla quantità di plastica ingerita, questi danni letali e invisibili, si generano anche con quantità minori di plastica, contenente prodotti chimici più aggressivi.
Gli studi sull’inquinamento della plastica nei mari e la relazione con gli organismi marini sta producendo sorprendenti e drammatiche rivelazioni, speriamo che presto si possano trovare anche efficaci strumenti per contenere un problema che in alcune regioni che pensiamo sperdute nell’Oceano stanno distruggendo colonie di centinaia di migliaia di uccelli marini.
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