Quando si parla di Maremma, la vasta regione geografica affacciata sul Tirreno che lo stesso Dante collocava tra Cecina (Livorno) e Tarquinia (Viterbo), si pensa subito a quella zona bassa e paludosa a ridosso del mare, dove le acque dei fiumi ristagnavano a causa dello sbarramento provocato da cordoni di dune in prossimità delle loro foci, favorendo il dilagare della malaria.
Oggi, grazie alle numerose opere di bonifica, tra cui quelle effettuate negli anni Venti del secolo scorso, il paesaggio è molto diverso ma può essere apprezzato ancora da un punto di vista naturalistico. L’area più famosa è il Parco della Maremma e dei Monti dell’Uccellina, pochi chilometri a ovest di Grosseto, ma non è l’unica che vale la pena visitare.
Vi proponiamo tre itinerari, localizzati nei comuni di Scarlino, Follonica e Monterotondo, che sono un invito a scoprire una Maremma “alternativa”. Cominciamo con il primo itinerario, nell’entroterra, tra dense foreste e campi geotermici.
Le Biancane, fascino sulfureo
Trenta chilometri a nord di Follonica si trovano i campi geotermici di Monterotondo Marittimo, dove le dolci colline lasciano posto a un inatteso paesaggio lunare, prodotto dalla presenza, a ridosso della crosta terrestre, del magma che in questa zona assume proporzioni spettacolari.
Oggi quest’area è stata incorporata nel Sito di Importanza Regionale (SIR) Campi di Alterazione geotermica di Monterotondo M. e Sasso Pisano, e si trova poche centinaia di metri a nord del borgo medioevale di Monterotondo Marittimo.
Il breve itinerario proposto consente di attraversare l’area interessata dal fenomeno, partendo dal parcheggio presso la centrale geotermica di Monterotondo. Da qui il sentiero lascia rapidamente un bosco di castagni per inoltrarsi nel paesaggio desolato delle cosiddette “Biancane”.
E qui la sorpresa per il visitatore è totale. Il paesaggio a ridosso del sentiero è dominato da una distesa di rocce colorate che emanano calore. L’aria, poi, è fortemente impregnata di zolfo, mentre colonne di vapore fuoriescono da solchi e piccoli pozzi. La vegetazione è quasi assente: nel terreno acido messo a dura prova dal calore sopravvivono solo la sughera e il brugo.
Tenendosi sulla destra, lungo il sentiero delimitato dalle palizzate, è possibile apprezzare in dettaglio gran parte dei fenomeni più curiosi, come il Lagone naturale in piena attività e la “Sorgente di Chiorba”, dove l’acqua, proveniente dalle profondità della terra, sgorga ad altissima temperatura.
Non uscire dai sentieri segnati, perché in molti casi i getti di acqua calda superano i cento grandi e anche gli sbuffi di vapore sono ustionanti.
Proseguendo in quota lungo il sentiero si raggiunge in pochi minuti il punto panoramico presso il Monte di Sopra, che garantisce una visione d’insieme della Biancane. Da qui sarebbe possibile ritornare indietro, ma con una piccola deviazione si può raggiungere il piccolo Borgo di Sasso Pisano, attraversando altre zone interessate da fenomeni geotermici.
In questo caso, il percorso totale si allunga di circa 6 km ed è meglio mettere in conto almeno un paio di ore. Dal paesino si può ritornare a Monterotondo lungo il versante orientale dell’area, attraversando un bel bosco di castagni con diversi esemplari secolari.
Il fuoco sotto la terra
In questa zona la crosta terrestre è molto sottile: si parla di appena 5-8 chilometri contro i circa 35 km che interessano gran parte del nostro Paese. Il magma, l’insieme di roccia fusa presente sotto la crosta, trasmette al suolo una temperatura elevata.
L’acqua che si infiltra nel terreno dai rilievi circostanti, fermata più in profondità da strati impermeabili, tende quindi a evaporare, dando vita a continue fumarole e piccoli stagni ribollenti, secondo un processo che tende ad accentuarsi in inverno quando le precipitazioni sono più intense. L’utilizzo di questo vapore è alla base dello sfruttamento dell’energia geotermica che in Toscana è particolarmente importante.
L’habitat che si viene a creare nelle Biancane è quindi tra i più selettivi che esistano per la vita, ma anche nel terreno acido ad elevata temperatura le piante riescono ad attecchire. Si tratta, come abbiamo detto, di poche specie, protagoniste indiscusse: la quercia da sughero (Quercus suber) e il brugo (Calunna vulgaris). La prima è una quercia affine al leccio, rivestita da una spessa scorza che la protegge anche dagli incendi.
Il brugo è invece un tipo di erica, adattata a terreni acidi e ben drenati, che a fine estate si colora di un gran numero di fiorellini rosa. Anche l’erba al suolo è in qualche modo specializzata: Agrostis castellana è una graminacea dominante, spesso associata a tappeti di muschi.
L’apporto di calore a livello del suolo attira nella cattiva stagione diversi animali come caprioli, volpi, cinghiali, istrici e tassi, che possono beneficiare di qualche grado in più.
Negli esemplari di castagni più vecchi e maestosi, invece, nidificano diverse specie di picchi come il muratore, il verde, il rosso maggiore e il minore.
SCHEDA ITINERARIO
Per chi
Itinerario adatto a tutti.
Lunghezza
9 km per la formula completa. Solo 2,5 km per la visita alla Biancane.
Durata
Meglio contare una mezza giornata, considerando la singolarità del paesaggio.
Dislivello
Circa 200 m.
Cartografia
Carta tecnica regione Toscana (CRT) scala 1:10.000 n. 306030; IGM scala 1:25.000 F 306 sez. I “Monterotondo Marittimo”.
Periodo
Tutto l’anno, ma in estate la combinazione di sole, fumi e terreno caldo può essere debilitante.
Equipaggiamento
Scarpe da trekking e binocolo. Quando fa caldo è importante portarsi sempre almeno un litro di acqua e un’adeguata protezione contro il sole.
Come arrivare
Si esce a Venturina, sulla Aurelia SS1, e poi si prosegue per Monterotondo Marittimo. L’accesso al sentiero si trova dopo la centrale geotermica, presso il parcheggio, vicino al castagneto.
Numeri utili
Parco tecnologico ed archeologico delle Colline Metallifere, tel. 0566 917039.
Mubia Geomuseo delle Biancane, tel +393351017368.
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