A vederle mentre fluttuano leggere nell’acqua, colorate e semitrasparenti, le meduse velenose non sembrano pericolose, ma ogni estate gettano il panico tra i bagnanti.
La più comune medusa delle nostre coste è anche quella più urticante. La medusa luminosa (Pelagia noctiluca), di colore rosa o bruno-giallastro, raramente supera i 6 cm di diametro del cappello ma presenta lunghi tentacoli ornati di nematocisiti. Nel corso dell’estate può essere localmente molto comune. Le sue bruciatore sono frequenti e dolorose, ma in genere non hanno gravi conseguenze sulla vittima.
I grandi Polmoni di mare (Rizhostoma pulmo), bianche meduse orlate di viola, sono un tipico avvistamento, nonché la specie più imponente dei nostri mari. La grande ombrella bianca ornata di blu viola è il segno distintivo di questa specie, la medusa più grande che normalmente si osserva nei nostri mari. È sempre meno abbondante della Pelagia. Le sue bruciature sono meno severe di quelle della medusa rosa ma, considerate le dimensioni, va trattata con rispetto: la sua ombrella può raggiungere i 60 cm di diametro.
Più raramente si incontrano altre due specie moderatamente urticanti, l’Aurelia (Aurelia aurita), dall’ombrella trasparente e gelatinosa a forma di coppa che lascia intravvedere all’interno una struttura a forma di quadrifoglio e la Cassiopea (Cothyloriza tubercolata), dall’ampia e spessa ombrella gialla, a forma di disco e schiacciata al centro, con bordo vistosamente frastagliato e punteggiato di dischetti viola.
Ancora meno pericolose sono le barchette di Sant’Andrea (Velella velella), piccole meduse prive di nematocisti e dotate di un piccola vela per muoversi in superficie, spinte dal vento, da non confondersi con la temibile Caravella portoghese (Physalia physalis) che vive nei mari tropicali e subtropicali e occasionalmente nel mediterraneo occidentale, dai lunghissimi tentacoli anche di 30 metri, estremamente urticanti.
(continua…)
Leggi qui la prima puntata delle Meduse velenose
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