Zone umide, sorgenti, stagni, rappresentano spesso vere e proprie “isole ecologiche” ad elevata biodiversità, anche nel caso in cui esse non rientrino in prossimità o all’interno di Riserve o Siti d’Importanza Comunitaria (SIC). Quest’ultimo è anzi un fattore che ne aumenta l’esposizione al rischio di eventuali interventi antropici, che ne potrebbero alterare definitivamente il delicato equilibrio. È il caso dei Pantani di Anguillara, una zona umida situata a sud di Calatafimi in provincia di Trapani (Sicilia) e monitorata da circa un decennio dalla Società Siciliana di Scienze Naturali (SSSN). L’area è caratterizzata da diversi stagni temporanei che ospitano aspetti particolarmente ricchi ed espressivi di vegetazione igro-idrofila, nonché varie specie animali e vegetali rare o minacciate sia in ambito locale che globale. Come denunciato dalla SSSN, i Pantani, che svolgono un ruolo prezioso come serbatoio di biodiversità e come sito strategico dal punto di vista conservazionistico, rischiano di scomparire a causa di continui interventi non autorizzati che stanno seriamente compromettendo i delicati equilibri di questa zona umida.
La petizione su Change.org
La Società Siciliana di Scienze Naturali ha così pensato di indirizzare una petizione alla Soprintendenza del Beni Culturali e Ambientali di Trapani, al Comune di Calatafimi e al Dipartimento Ambiente della Regione Siciliana, in cui si chiede formalmente di agire subito per tutelare l’area che, essendo una delle più importanti aree umide stagionali della Sicilia centro-occidentale, rientra a pieno titolo nella tipologia “Stagni temporanei mediterranei” ritenuta di importanza prioritaria per la conservazione della biodiversità a livello comunitario dalla Direttiva 92/43/CEE della Unione Europea (Direttiva Habitat).
«I pantani dell’Anguillara ospitano una altissima biodiversità – scrive la Società Siciliana di Scienze Naturali nel testo della petizione – con comunità vegetali e animali specializzate a questo ambiente peculiare, la cui distribuzione oggi è estremamente frammentaria e ridotta a livello regionale e nazionale». Un tipo di ambiente delicatissimo che, malgrado il suo elevato valore ambientale e l’esistenza di un vincolo paesaggistico, è minacciato da continui interventi, non ultima la realizzazione di un impianto di serre con pannelli fotovoltaici che ha già cancellato alcuni degli stagni esistenti. La Società Siciliana di Scienze Naturali chiede dunque che gli amministratori si adoperino al più presto per garantire il rispetto dei vincoli esistenti e per formalizzare l’inclusione dei Pantani all’interno della Rete Natura 2000. Un appello che possiamo e dobbiamo sostenere, firmando e condividendo la petizione.
Rare specie animali e vegetali in pericolo
Dopo la “scoperta” di questa zona umida, avvenuta nel 2008 da parte di Giuseppe Campo della Società Siciliana di Scienze Naturali, la stessa organizzazione ne ha incoraggiato lo studio attraverso la promozione di campagne di raccolta dati sulle specie vegetali ed animali presenti. I risultati preliminari di ricerche ed osservazioni sono sintetizzati in un articolo pubblicato sul Naturalista Siciliano qualche anno fa. Tra le specie vegetali è interessante notare la presenza di Trifolium isthmocarpum, taxon considerato estinto a livello siciliano ed italiano e qui riscoperto, così come di Pilularia minuta, specie minacciata a livello globale che qui da luogo all’unica popolazione siciliana. Presenti inoltre 5 specie inserite in liste rosse nazionali e regionali, 4 tutelate da convenzioni internazionali (come Orchis papilonacea, di cui ne è vietato il commercio), e 14 specie vegetali rare a livello regionale. Passando al mondo animale ed in particolare agli invertebrati, i ricercatori hanno identificato negli stagni almeno 34 specie di crostacei (tra cui alcune specie rarissime a livello regionale), 16 specie di coleotteri acquatici (di cui 6 taxa rari a livello regionale ed 1 a livello nazionale), 31 specie di coleotteri non acquatici (di cui 3 taxa rari a livello regionale e altrettanti a livello nazionale), 13 specie di odonati (4 taxa rari a livello regionale e 2 a livello nazionale) e 13 specie di molluschi. Tra gli anfibi è interessante segnalare la presenza di ben quattro delle sette specie di anfibi autoctoni ad oggi note in tutta la Sicilia (mancherebbero soltanto le tre specie di “rospo verde”), mentre degna di nota è la presenza della endemica Testuggine palustre siciliana (Emys trinacris), specie inserita negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Lunghissima la lista degli uccelli osservati in contrada Anguillara nel periodo 2010-2016 a testimonianza dell’enorme importanza di quest’area umida come punto di sosta (ben 18 specie osservate sono inserite nell’Allegato I della Direttiva Habitat e 7 nell’Allegato II) o sito di nidificazione. Dal Fischione al Germano reale, dalla Cicogna bianca al Falco di palude, fino all’Aquila anatraia minore, al Martin pescatore ed al Cormorano, solo per citarne alcuni. Riccio, Lepre italica, Coniglio selvatico, Istrice, Arvicola di Sicilia e Volpe, affollano poi cespugli e terreni, contribuendo ad arricchire l’habitat offerto da stagni e acquitrini. Come emerge dai dati dello studio, con il fine di evitare che ulteriori interventi accelerino il degrado del sito o compromettano il funzionamento degli ecosistemi ospitati, è determinante l’apposizione urgente di vincoli che consentano di impedire qualsiasi ulteriore iniziativa che possa modificare definitivamente lo stato dei luoghi, ormai così rari e così esposti alla cupidigia umana. La parola adesso passa ai nostri amministratori.
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