Il Parlamento europeo ha alla fine approvato un testo della Nature Restoration Law, il nuovo regolamento sul ripristino della natura, che grazie ad alcuni compromessi è riuscito a ottenere una maggioranza, affatto scontata alla vigilia del voto. Passato con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni, il testo entrerà nei negoziati che il cosiddetto Trilogo (composto da Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue) porterà avanti da qui all’inverno per giungere alla stesura finale della legge. Il prezzo pagato all’approvazione della legge è stato piuttosto salato. Compito del Trilogo, che lavorerà per stilare la versione definitiva della legge, è anche quello ridarle quella coerenza che, in molti aspetti, con gli emendamenti parlamentari il testo ha perduto.
Il risultato raggiunto è importantissimo e non scontato, ma la Restoration Law uscita dal Parlamento ha subito varie perdite significative, che Federica Luoni e Chiara Spallino hanno così riassunto in un comunicato della Lipu.
1. Depotenziato il “non-deterioramento”
Innanzitutto, è indebolito un concetto chiave della Restoration, il principio di “non-deterioramento”, secondo il quale la Restoration Law avrebbe imposto agli Stati membri di tutelare anche gli habitat naturali non inclusi nella rete Natura 2000, assicurandosi che non venissero danneggiati dalle attività umane. Nel testo attuale il principio andrebbe invece ad applicarsi, come già avviene oggi, solo all’interno dei Siti della rete, escludendo molte zone pur importanti per la biodiversità.
2. Tralasciate le aree agricole
Viene cancellato l’articolo 9 del Regolamento. È la parte della legge che conteneva – oltre agli obblighi sul ripristino delle torbiere, habitat principalmente presente nel centro e nord Europa e importantissimo per la lotta al cambiamento climatico – tutte le regole relative alle attività agricole, il cui ruolo nella perdita di biodiversità è cruciale. Scompare quindi l’obiettivo del ripristino degli elementi del paesaggio delle aree agricole e si esclude l’utilizzo del Farmland bird index come termometro della salute di questi ambienti.
Così, senza target e indicatori a monitorare l’operato degli Stati, la battaglia per un’agricoltura più sostenibile diventa ancora più difficile. Peraltro, rimane paradossalmente invariato l’articolo 8 sulla protezione degli impollinatori, che è però legata a doppio filo al grado di naturalità delle zone agricole e dunque ha bisogno di quei passaggi della legge che, almeno al momento, sono saltati.
3. Si contrappone la Natura all’economia
Nel percorso di attuazione della legge si inseriscono ostacoli e condizionali non da poco. Il Parlamento chiede infatti che tutte le azioni della Restoration possano essere ritardate nel caso di particolari ragioni socioeconomiche, avallando ancora una volta l’idea distorta per cui il ripristino della natura significhi danni all’economia. Non solo: si prevede anche di ritardare l’adozione stessa di parti del Regolamento finché non sia stato svolto un impact assessment (ossia una valutazione dell’impatto) della sua applicazione.
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