Dall’inizio di questo millennio la Romania è sotto i riflettori dell’Europa per la gestione del randagismo o forse sarebbe meglio dire per la mancata gestione del randagismo. Questa realtà ha fatto registrare maltrattamenti gravissimi nei confronti degli animali e massicce campagne di uccisione che non hanno dato alcun risultato. Il randagismo è un fenomeno analizzato e studiato in modo scientifico e questo approccio ha portato alla consapevolezza circa l’inutilità delle uccisioni di massa, usate come metodo di gestione e di contenimento delle popolazioni di cani randagi. Come tutti i fenomeni complessi anche il randagismo non può essere affrontato semplificando le problematiche e occupandosi soltanto di contenere il risultato della non gestione, rappresentato dai cani randagi che sono presenti sul territorio. L’OIE (Organizzazione mondiale per la sanità animale) ha da tempo realizzato studi e linee guida per la gestione del randagismo, delineando in modo inequivocabile che l’unica reale possibilità di arrivare a una contrazione significativa dei randagi sia quella di mettere in atto strategie che coinvolgano la popolazione, prevedendo massicce campagne di sterilizzazione, anche dei cani di proprietà, e migliorando la gestione dei rifiuti. Senza dimenticare, naturalmente, la realizzazione di campagne informative e educative che stimolino il coinvolgimento delle persone a cooperare per una corretta gestione di cani e gatti di proprietà, per evitare azioni di maltrattamento nei confronti degli animali e per ottenere la promulgazione di normative di tutela degli animali, in grado di imporre obblighi per i proprietari, quali l’iscrizione all’anagrafe e la sterilizzazione.
A fianco di chi non ha voce
Dopo una campagna di sterminio dei randagi con metodi violenti messa in atto dei primi anni duemila a Bucarest, seguita alla caduta del regime comunista di Ceausescu, molte organizzazioni si sono attivate per cercare di evitare il ripetersi di questi gravissimi episodi e per arrivare a una gestione complessiva delle problematiche del randagismo. Fra queste spicca l’associazione italiana Save the Dogs, presieduta da Sara Turetta, che fino dai primi anni duemila si è occupata di lavorare in Romania per l’educazione della popolazione e per ottenere la contrazione del randagismo nella zona di Costanza, noto centro turistico del Mar Nero. L’attività dell’associazione ha portato a creare e realizzare strutture per il ricovero degli animali abbandonati, non solo cani ma anche gatti, asini e cavalli, cercando di collaborare per quanto possibile con amministrazioni e aziende. Recentemente l’associazione ha realizzato, con il progetto Footprint of the joy, un canile modello con annessa una moderna clinica veterinaria, dimostrando che la gestione del randagismo sarebbe possibile, purché si basi sulla chiusura dei rubinetti che alimentano questo fiume carsico: le nascite di nuovi cuccioli che solo la sterilizzazione può impedire.
Il silenzio delle amministrazioni
Purtroppo la collaborazione con le amministrazioni pubbliche in Romania non è mai cosa semplice, essendo grandemente influenzata dalla politica che non opera in modo trasparente, ma anzi troppo spesso insegue interessi, convenienze e connivenze. Così dopo anni di sterilizzazioni di cani nella zona di Costanza i cambi di amministrazione, causati dalle elezioni, hanno portato a un brusco stop alle sterilizzazioni nei comuni della zona, vanificando le attività messe in atto sino ad ora. Con il riprendere massiccio di catture e abbattimenti sono ripresi anche i maltrattamenti, con animali ammassati in un canile a Ovidiu, un comune non lontano da Costanza, realizzato all’interno di un’azienda che prima si occupava del riciclo dei cartoni da imballaggio, la Green Life Recycling. Le foto e i filmati realizzati dall’associazione Save The Dogs parlano da soli raccontando di cani, anche visibilmente malati e scheletrici, rinchiusi in una struttura sporca e inadeguata, davvero indegna di un paese comunitario. Quest’azienda risulta essere stata già denunciata per ben quattro volte in quest’anno per maltrattamenti commessi nei confronti degli animali e per le condizioni della struttura, che dovrebbero portare a una revoca delle autorizzazioni che, peraltro, in quelle condizioni non potevano essere rilasciate. Nulla però è semplice in Romania, un paese che come il nostro, purtroppo, denota alti livelli di corruzione come attesta il report redatto dall’organizzazione Transparency International che indica per la Romania la 59 posizione su 180 stati mondiali (l’Italia si trova al 54° posto) ponendosi in una delle ultime posizioni nella classifica degli stati membri dell’Unione Europea. Così, nonostante esposti, denunce e l’interessamento da parte di molte ambasciate di paesi comunitari presenti in Romania, questa strage continua e a nulla sembrano essere, sino ad ora, serviti gli appelli e le petizioni fatte per chiedere la chiusura della struttura di Ovidiu.
Una luce di speranza
La presidente di Save The Dogs ha scritto anche una lunga lettera alla tennista Simona Halep, rumena e numero uno del tennis femminile mondiale, chiedendo di usare la sua indubbia notorietà e il suo prestigio internazionale per protestare contro l’inumano trattamento a cui sono sottoposti i randagi nel suo paese. Al momento la sportiva non ha ancora risposto ma certo un suo gesto potrebbe essere importante. La sportiva potrebbe richiedere, per esempio, il rispetto delle regole in materia di benessere animale che la Romania ha accettato di applicare all’atto del suo ingresso in Comunità Europea. Infatti, anche se in altri paesi europei è consentita l’eutanasia dei cani presenti nei canili, come avviene per esempio in Gran Bretagna, nazione ritenuta un faro nelle attività di tutela degli animali anche se con molte zone in chiaroscuro, non è consentito il loro maltrattamento né la detenzione in condizioni terribili come quelle riscontrate alla Green Life Recycling. Sarebbe tempo ora che proprio la UE alzasse la voce, recependo in modo vincolante per i membri le raccomandazioni redatte dall’Organizzazione mondiale di sanità animale per contrastare il randagismo. In Romania le leggi per la tutela degli animali esistono, ma invece di essere applicate con rigore vengono costantemente disattese, con quali risultati lo si vede.
La petizione
Chi volesse far sentire la sua opinione contro quanto sta succedendo ai randagi della Romania può firmare la petizione per chiudere il canile di Ovidiu. In pochi giorni questa richiesta fatta grazie al noto sito di petizioni Change, sta già raggiungendo il traguardo di 35.000 firme.
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