“Senza dubbio, quando le rondini arrivano in primavera, si comportano come orologi” (René Descartes, Lettera al Marchese di Newcastle, 1646)
Cartesio lo aveva già intuito quasi 400 anni fa che alla base dei principi che regolano la migrazione delle rondini non poteva esserci la casualità. Tuttavia, ci hanno sempre insegnato che “una rondine non fa primavera”. Ma è davvero così?
Un nuovo studio tutto italiano svela i segreti che si celano dietro a uno dei fenomeni naturali più affascinanti, la migrazione delle rondini, cercando di rispondere a quesiti che molti si sono sempre posti: come fanno questi uccelli a sapere quando è il momento giusto per partire? E come fanno ad azzeccare quando la primavera tarda o anticipa, modulando i tempi della loro partenza così da trovare condizioni di arrivo adeguate?
Puntualità proverbiale
Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports e frutto di una collaborazione fra il dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e il dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università Statale di Milano, ha messo per la prima volta in discussione uno degli assiomi più famosi spiegando, al contrario, che questi uccelli, così come altri migratori, sono dotati di un misterioso “fiuto” che consente loro di capire quando è il momento giusto per intraprendere la migrazione di ritorno dall’Africa.
Così, dai dati raccolti nell’arco di un secolo su scala europea, è emerso che i singoli individui trascorrono l’inverno a sud del Sahara in luoghi in cui le temperature presenti nel periodo che precede l’inizio della migrazione di risalita sono strettamente correlate con le temperature che le rondini incontreranno al loro arrivo, settimane più tardi, nelle singole regioni d’Europa.
Questo vale sia per le rondini che dall’Africa meridionale migreranno verso l’Europa settentrionale, sia per le quelle che dall’Africa equatoriale raggiungeranno, invece, le aree del sud dell’Europa.
Il fiuto per il meteo
Secondo i ricercatori è possibile che le rondini, durante il loro periodo di permanenza invernale in Africa, dispongano di informazioni utili a prevedere le condizioni climatiche che incontreranno nelle loro destinazioni europee.
Questo spiegherebbe perché in annate in cui la primavera tarda ad arrivare, gli uccelli migratori giungano dopo, evitando così di incontrare il freddo; al contrario, nel caso di primavere anticipate, le rondini sarebbero in grado di regolare il proprio arrivo così da approfittare presto di tutti i vantaggi.
«Ovviamente non è necessario invocare la consapevolezza delle rondini nel compiere queste scelte: è la selezione naturale a premiare gli individui in grado di agire in modo adattativo, anche se queste scelte avvengono senza una consapevole congettura – spiegano i ricercatori –. Quel che è certo è che i cambiamenti climatici, i cui effetti sono diversi sulle temperature nelle diverse regioni del pianeta, rischiano di minare in maniera profonda la sorprendente sincronia spazio-temporale che emerge dall’analisi dei dati di migrazione della rondine».
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