Per la gran parte di noi gli alberi sono soltanto un vegetale. Espressione che nel linguaggio comune designa il vasto e indistinto regno degli oggetti inanimati, passivi, più prossimi al mondo minerale che a quello animale.
La nostra capacità di deambulare e di ragionare ci induce a considerare il mondo vegetale come un amalgama privo di intelletto. Alcuni studiosi però sono propensi a credere che non esista un unico prototipo di intelligenza.
Già Darwin testimoniò la straordinaria complessità biologica delle piante. Le loro capacità autotrofe e di fotosintesi – processo attraverso il quale liberano ossigeno e rendono possibile la vita di tutte le altre specie sul Pianeta – consentono al regno vegetale di produrre quanto occorre alla propria sopravvivenza senza dover muovere un passo.
Già, le piante stanno sempre nello stesso posto. Ma se sei radicato – in altre parole non ti puoi muovere – devi possedere strategie di conservazione più sofisticate di quelle che può mettere in atto un animale in grado di fuggire o di nascondersi. Un vegetale per resistere deve capire in anticipo quel che succede, in modo da potersi modificare in tempo, prima di soccombere.
Allora dovremmo domandarci: le piante non si possono muovere o stanno ferme perché se lo possono permettere?
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