È salito a 40 il numero dei cani randagi morti per avvelenamento a Sciacca, in provincia di Agrigento.
Secondo alcune fonti, il numero dei randagi vittime dell’odioso gesto potrebbe essere ancora maggiore, forse persino il doppio.
Situazione al limite
Certo è che gli animali sono stati tutti vittima di un piano: giunti sul posto i volontari Enpa hanno infatti trovato alcune esce avvelenate, sparse con l’intento di fare una strage di randagi.
«L’amministrazione comunale è assente e, a parte qualche frase di circostanza, continua a fare poco o nulla per tutelare l’incolumità dei suoi cittadini a quattro zampe, contravvenendo così agli obblighi imposti dalla legge», ha spiega Cataldo Paradiso, presidente dell’Enpa di Catania.
Non si tratta, purtroppo, di casi isolati: già in passato il territorio dell’agrigentino era stato teatro di avvelenamenti sempre ai danni dei randagi.
«Chiediamo alle autorità e alle istituzioni di intervenire con la massima urgenza, ciascuna per le proprie competenze. Se a fronte di tali inadempienze nelle prossime ore altri cani dovessero perdere la vita per i bocconi avvelenati riterremo il sindaco personalmente responsabile di queste morti», ha aggiunto Carla Rocchi, presidentessa ENPA.
La necessità di un piano
Il problema del randagismo in Sicilia rappresenta una vera e propria emergenza regionale. Impossibile stabilire quanti siano i cani randagi che abitano la regione, dal momento che mancano dati accurati. Tuttavia, una stima verosimile parla di 60mila cani vaganti presenti sul territorio. Una cifra alta, se si pensa che la Lav conta circa 600mila cani senza padrone in tutta Italia.
Un problema reale, tanto per il benessere degli animali quanto per quello dei cittadini.
D’altra parte i dati del 2016 indicano che sono 46 i rifugi in Sicilia.
Stipare gli animali nei canili non è però la soluzione al problema. «In una lettera inviata in queste ore al Presidente della Regione Musumeci, lo sollecitiamo ad attuare subito il Programma LAV contro il randagismo, documento che era stato firmato da lui in occasione delle elezioni del novembre scorso – ha detto la LAV in una nota -. È necessaria l’applicazione della normativa di contrasto al randagismo: per questo si chiede al più presto di effettuare un piano di sterilizzazioni e campagne di microchippatura dei cani; inoltre, è importante che le autorità competenti effettuino una serrata vigilanza sui randagi e sugli avvelenamenti».
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