La polizia indonesiana ha reso noto di aver arrestato il 5 febbraio un trafficante di animali protetti dalla CITES a Deli Serdang, nel nord dell’isola di Sumatra. L’uomo aveva messo in vendita su Facebook pelli, denti e unghie di tigri di Sumatra e parti di orso malese, utilizzando i social per raggiungere i suoi potenziali clienti. Fortunatamente è stato individuato e arrestato dalla polizia prima di riuscire a mettere in atto i suoi propositi criminali. Ne dà notizia il quotidiano Giacarta Globe che precisa come il sospettato rischi fino a 5 anni di reclusione e una multa pari a 7.500 dollari americani, una cifra decisamente rilevante per l’Indonesia. Il ministro della giustizia, Edward Sembiring, si augura che questo arresto possa costituire un deterrente per quanti pensano di poter usare impunemente i social e la rete per commercializzare i proventi derivati da crimini ambientali.
Il ruolo del web
La rete ha incredibilmente amplificato la possibilità di trovare nuovi clienti per i trafficanti di animali e piante protetti dalla CITES, dando nuova linfa a un traffico molto diffuso che ha un giro d’affari che si pone al quarto posto, per importanza, fra le più aggressive attività criminali, come il traffico di stupefacenti, armi ed esseri umani. Da tempo Interpol, l’organizzazione che raggruppa le forze di polizia di tutto il mondo, ha creato un’apposita sezione che si occupa del monitoraggio e del contrasto dei crimini che colpiscono la biodiversità, organizzando operazioni a livello planetario per stroncare le organizzazioni internazionali che gestiscono attività illecite.
Richiesta alimentata dalla medicina tradizionale
Il danno causato dal commercio di animali vivi e loro derivati rappresenta un enorme problema per la biodiversità, che sta portando molte specie, come elefanti e rinoceronti, sulla soglia dell’estinzione. Il traffico di avorio per realizzare statuette e monili e dei corni di rinoceronte che vengono prevalentemente utilizzati nella medicina tradizionale orientale ha contribuito a ridurre grandemente le popolazioni di questi animali, divenuti emblema della conservazione. Non bisogna però dimenticare che i rinoceronti non sono i soli a essere minacciati per ragioni legate alle supposte proprietà terapeutiche dei corni, del tutto inesistenti: sono infatti tantissime le specie utilizzate per la produzione di medicamenti miracolosi, nonostante manchi qualsiasi evidenza scientifica sulle loro reali proprietà terapeutiche. Dalle tigri agli orsi, dai leopardi ai pangolini il traffico di parti di questi animali è costante e solo in parte viene intercettato attraverso attività di intelligence e controlli doganali, come dimostrano i sequestri che avvengono quotidianamente in tutto il mondo.
I numeri del giro d’affari
Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite UNODC che monitora traffico di droga e crimini e compila il World Wildlife Seizure database (World WISE), che si occupa di tracciare i sequestri di animali, piante e derivati protetti dalla CITES, nel decennio compreso fra il 2005 e il 2014 sono stati operati 132.414 sequestri in 120 paesi. Calcolando che ogni singolo sequestro può riguardare decine, centinaia oppure migliaia di animali vivi, piante o derivati si può ragionevolmente stimare in diversi milioni il numero di esemplari sequestrati. Senza poter valorizzare la parte relativa a questo tipo di traffico che non è stata intercettata dalle forze di polizia, andando ad alimentare l’enorme quantitativo di denaro che questi crimini sono in grado di produrre.
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