I tre lunghi viaggi intorno al mondo compiuti dal capitano James Cook nella seconda metà del XVIII secolo hanno rappresentato un punto di svolta nella storia dell’esplorazione. Pur non trattandosi di spedizioni esclusivamente scientifiche, le scoperte compiute durante questi viaggi hanno fornito nuove, importanti informazioni che hanno permesso di mappare e descrivere con cura ampie aree del nostro pianeta, ai tempi sconosciute agli europei. Nondimeno Cook, straordinario uomo di mare e cartografo, non fu uno scienziato tout court, ma venne affiancato nei suoi viaggi da naturalisti di grande valore come Joseph Banks, il tedesco Georg Forster o lo svedese Daniel Solander (allievo di Linneo) che, con il loro lavoro, resero ancora più memorabile il contributo scientifico di queste spedizioni.
Cook aveva una grande forza d’animo, una disciplina ferrea e un grande capacità di comando che gli permise di evitare ammutinamenti e insubordinazioni dei suoi equipaggi. Questo talento gli cosentì, nonostante le umili origini, di fare carriera fino ad arrivare ai più alti gradi di comando della marina britannica. Fu uno dei primi comandanti della Royal Navy a prevenire i rischi dello scorbuto, malattia che colpiva i marinai nei lunghi viaggi, imponendo ai suoi uomini una dieta ricca di alimenti ricchi di vitamine come crauti e agrumi. Cook fu anche un eccellente diplomatico, cosa che gli consentiva di gestire i contatti con i popoli nativi che non avevano mai visto degli occidentali, evitando il più delle volte scontri e violenze. Ai tempi, le potenze militari europee inviavano spedizioni in giro per il mondo per rivendicare il possesso delle terre appena scoperte. La marina britannica era, con ogni probabilità, la più forte e meglio organizzata, e Cook il suo capitano più capace. Inoltre, il suo straordinario talento come cartografo lo rese l’uomo più adatto a cui affidare il comando di spedizioni in terre inesplorate: alcune sue mappature del fiume San Lorenzo in Canada furono talmente precise e dettagliate da restare in vigore fino al XX secolo.
Delle tre spedizioni che condussero Cook in quasi ogni angolo degli oceani del globo, la prima ebbe un fine particolarmente affascinante. A bordo dell’HMS Endeavour infatti, Cook e il suo equipaggio si diressero verso l’emisfero australe per osservare il transito di Venere davanti al sole, avvenuto nel giugno 1769. Effettuate con successo queste osservazioni astronomiche, però, le ricerche di Cook si orientarono principalmente verso la geografia e la mappatura delle terre australi. Oltre alla circumnavigazione e alla descrizione dettagliata delle coste della Nuova Zelanda, all’osservazione della grande barriera corallina australiana (su cui la nave si schiantò, rischiando seriamente di naufragare) e alla scoperta della Botany Bay su cui oggi sorge Sydney, le ricerche dell’esploratore cominciarono a fare chiarezza sull’esistenza della leggendaria Terra Australis.
Questa terra era un continente ipotetico, di cui nessuno aveva ancora dimostrato l’esistenza, che sin dall’antichità era stato disegnato sulle mappe: l’idea era quella che fosse necessaria la presenza di un’enorme massa continentale a sud per equilibrare le numerose terre emerse presenti nell’emisfero boreale. Se nella prima spedizione Cook, circumnavigando la Nuova Zelanda, dimostrò che non facesse parte di questo ipotetico continente australe, con il suo secondo viaggio il capitano si spinse talmente a sud da dimostrare definitivamente che la Terra Australis non esistesse o, perlomeno, non con quelle dimensioni maestose che venivano ipotizzate sin dall’antichità. Con la sua nuova nave, l’HMS Resolution, Cook fu infatti il primo europeo a oltrepassare il circolo polare antartico, il 17 gennaio 1773. L’idea dell’esistenza della Terra Australis venne così abbandonata e nel 1814 l’esploratore inglese Matthew Flinders, nel suo libro A voyage to Terra Australis, chiamò l’unica terra australe conosciuta col nome di Australia. Grazie al grande successo del libro, il termine prese piede e non venne più abbandonato. Il primo avvistamento dell’Antartide, invece, avvenne soltanto nel 1820.
L’eredità di James Cook fu quindi un enorme lavoro di ricerca, esplorazione scientifica e mappatura delle terre dell’emisfero meridionale (e non solo) e, anche se non vanno giustificate le prime mire espansionistiche e colonialiste delle nazioni europee ai danni delle popolazioni native, rimangono indubbi i meriti di questi viaggi per quanto riguarda la scoperta delle aree più remote e meno conosciute del nostro pianeta. Il capitano James Cook morì nel corso del suo terzo viaggio per una coltellata avvenuta durante uno scontro con gli indigeni delle Hawaii, isole su cui fu il primo europeo a mettere piede.
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