Il recente aggiornamento dell’Elenco degli Alberi Monumentali da parte del Ministero delle Politiche Agricole sembra aver finalmente innescato un dibattito virtuoso sul tema, almeno in alcuni contesti più sensibili, con interessanti ricadute sia culturali sia operative. È quanto è emerso da un recente Convegno tenutosi a Siena dal titolo La tutela dei monumenti verdi tra beni culturali, paesaggio e ambiente e da cui è scaturita la prima bozza della Carta di Siena sulla tutela dei monumenti verdi, contenente le linee guida per salvaguardare al meglio questo immenso patrimonio naturale di cui l’Italia è particolarmente ricca.
Il dibattito si è sviluppato partendo da un caso molto concreto, la famosa Quercia delle Checche in Val D’Orcia, un grande albero monumentale di oltre 370 anni che appunto è stato inserito nell’elenco del Ministero e come tale tutelato. Tuttavia le novità della Carta di Siena sono soprattutto quelle che introduco il concetto di “monumento vivente”, ovvero della necessità di considerare questi grandi alberi qualcosa di più e di diverso rispetto ad un monumento “in grigio” come una chiesa o un castello. Un passaggio forse ovvio in un Paese normale (come non è il nostro), ma che in realtà può presentare tutta una serie di ricadute, anche legislative, a catena.
I punti della Carta di Siena
- La salvaguardia degli alberi di particolare pregio e rilevanza che costituiscono i “monumenti verdi” richiede l’instaurazione di un nuovo rapporto tra esseri umani e natura concepito nel contesto della ricerca di un nuovo approccio ecologico al diritto.
- I monumenti verdi richiedono un nuovo rapporto tra esseri umani e natura, che superi il tradizionale approccio antropocentrico e si caratterizzi piuttosto per un approccio più equilibrato che promuova la ricerca di uno sviluppo umano in armonia con la natura.
- I monumenti verdi sono espressione identitaria dei luoghi e dei paesaggi. La tutela dei monumenti verdi si inserisce nel quadro di riferimento normativo rappresentato dalla Carta Nazionale del Paesaggio adottata dal MiBACT nel 2017 che si pone come una strategia attuativa dei valori contenuti nell’articolo 9 della Costituzione. Il paesaggio è concepito come “bene comune”, come fattore essenziale per sviluppare senso di appartenenza ai luoghi e come strumento per lo sviluppo sostenibile delle comunità territoriali.
- I monumenti verdi sono espressione del patrimonio culturale nell’accezione prevista dalla Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società del 2005, entrata in vigore nel 2011 e purtroppo ancora in attesa di ratifica da parte dell’Italia.
- I monumenti verdi sono esseri senzienti in grado di percepire sensazioni fisiche e stimoli esterni in modo non dissimile dagli altri esseri viventi. La loro protezione diventa un imperativo morale prima che giuridico.
- La salvaguardia e la valorizzazione dei monumenti verdi richiedono la partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità territoriali di riferimento. La gestione degli alberi di particolare pregio naturalistico e culturale, riconosciuti come monumenti verdi, non può essere affidata solo agli enti statali e territoriali, ma l’attività di questi ultimi deve essere accompagnata da un coinvolgimento attivo delle comunità territoriali di tali luoghi, che di tale processo identitario e culturale sono momento iniziale e parte preminente.
Si spera dunque che quanto elaborato nella città toscana possa costituire un’utile traccia anche per altre amministrazioni, pubbliche e private, per far sì che sempre di più gli alberi monumentali entrino a pieno titolo nel patrimonio non solo storico e culturale del nostro Paese, ma anche in quello ambientale ed antropologico, percepiti dalle popolazioni locali come una realtà viva e come simbolo dello spirito identitario di un territorio e come tale rispettato e difeso.
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