Il Sudamerica – la regione con il più alto tasso di biodiversità e casa del 40% di tutte le specie animali e vegetali del Pianeta – è anche il crocevia del traffico illecito di animali.
Un fenomeno che, dopo anni in cui pareva sopito, è tornato a crescere. Secondo un report del 2016, realizzato dalle Nazioni Unite assieme all’Interpol, il traffico di animali ogni anno genera un giro d’affari di quasi 20 miliardi di dollari.
Rende quasi come la droga
Quanto a incassi, il giro d’affari del commercio illegale di fauna selvatica è preceduto solo dal traffico di droga e da quello di esseri umani.
Un vero e proprio business che fa gola alle associazioni criminali e che spesso segue le rotte degli investimenti economici legali.
Quali sono le rotte
Le rotte del commercio di animali, infatti, mutano a seconda delle condizioni geopolitiche.
Mentre gli individui vivi sono diretti negli Stati Uniti, in Europa e in Medio Oriente, l’Asia orientale, in particolare la Cina, è una delle principali destinazioni per le parti di animali.
Per la prima volta dagli anni ’70, il contrabbando di pelli, ossa e denti di giaguari è cresciuto.
Il commercio illecito è trainato dalla domanda cinese, per cui le parti del grande felino sono ingredienti di alcuni preparati di medicina tradizionale.
Secondo gli esperti, la nuova e predominante tratta cinese sarebbe da ricollegare ai crescenti investimenti in Sud America da parte del Governo di Pechino.
Senza animali se ne vanno anche i turisti
E se gli animali se ne vanno, spariscono anche i turisti. Il settore dell’ecoturismo ha, infatti, subito il colpo del bracconaggio.
Per questo, i governi locali stanno iniziando ad aumentare i controlli e a proporre pene certe e più severe per i trafficanti di fauna selvatica.
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