Premetto che non ho alcuna passione per i motori. Anzi, non me ne frega proprio niente di automobili. Tuttavia ne possiedo una che mi permette di lavorare, recarmi in vacanza, eccetera. È una vettura diesel di marca tedesca acquistata nel 2007 e ancora efficiente. Fosse per me la terrei almeno altri dieci anni. Sempre che possa continuare a usarla. Il rischio però è che tra poco potrebbe non servirmi più a niente.
Gli esperti del settore automotive danno quasi per certa la fine dei motori diesel. La mappa dei divieti, annunciati o praticati, cresce senza soste.
Qualche mese fa il sindaco di Roma, Virginia Raggi, di ritorno da Città del Messico, dove aveva partecipato al Convegno C40, il raggruppamento di quaranta prime cittadine di grandi città, ha annunciato che a partire dal 2024 nel centro della capitale sarà vietato l’uso di automobili alimentate a gasolio.
Anche Milano si è mossa: già da gennaio del prossimo anno i diesel Euro zero, 1, 2 e 3 senza filtro antiparticolato (fap) non potranno più circolare nella Low Emission Zone (Lez), un’area a traffico limitato che includerà tutto il territorio cittadino e sarà presidiata da varchi di accesso dotati di telecamere. Da ottobre 2019 il divieto sarà esteso anche ai diesel Euro 4 senza filtro. Dal 2024 stop anche ai diesel con il fap. E infine dal 2025 il divieto sarà esteso ai diesel Euro 5.
Questo per restare solo alle due principali città italiane. Intanto non si ferma lo scandalo dieselgate. Dopo la multa salatissima appioppata a Volkswagen, è arrivato pure l’arresto dell’amministratore di Audi, sempre in relazione alle emissioni truccate.
La corsa all’abolizione delle auto a gasolio è in corso e niente sembra poterla fermare. Gli studi scientifici confermano che gli scarichi di questi motori fanno molto male alla salute, in particolare per via del particolato fine che emettono.
E i filtri antiparticolato venduti fino a pochi anni fa come miracolosi? Niente, ormai tutti sono concordi: riducono, ma non risolvono il problema.
Eppure in passato il legislatore europeo ha incoraggiato la diffusione dei veicoli diesel: essendo più efficienti di quelli a benzina aveva ritenuto che potessero concorrere a diminuire le emissioni di CO2. Invece questa scelta ha favorito un aumento vertiginoso della concentrazione di particolato. L’aria così avvelenata è indicata come la principale responsabile di numerosi decessi: si parla di quasi mezzo milioni di morti in più all’anno solo in Europa.
Dunque non resta che vietare l’uso del diesel prima possibile. Naturalmente a cominciare dal traffico privato, il più facile da colpire. Per quello commerciale pesante ci vorrà molto più tempo, come del resto per i mezzi pubblici.
Quali alternative sono offerte agli automobilisti? Innanzitutto le proposte di mobilità dolce, ossia un mix di trasporto collettivo, bicicletta e in generale tutto ciò che può concorrere a limitare il traffico urbano. Poi ci sono i veicoli elettrici, attorno ai quali però restano ancora molti nodi da sciogliere: primo fra tutti quello delle fonti impiegate per alimentarli, perché il rischio è di spostare l’inquinamento altrove anziché eliminarlo; tra le altre questione aperte si annoverano la durata e lo smaltimento delle batterie, i costi di produzione e di vendita, l’adattamento della rete elettrica.
In attesa di un futuro elettrico, l’alternativa da subito disponibile per una larga fetta di consumatori è ancora la vecchia automobile a benzina, che comunque inquina. L’Associazione Europea dei costruttori di auto (Acea) ha fatto sapere che il passaggio da diesel a benzina in atto ha già provocato un aumento delle emissioni di CO2.
Per alimentare la confusione non resta che citare una ricerca pubblicata lo scorso anno dalla prestigiosa rivista Scientific Reports e firmata da vari istituti europei secondo la quale le auto a benzina producono più particolato di quelle diesel attrezzate con i filtri più moderni.
Dunque che fare? Non è semplice districarsi in mezzo a tanto caos. Per quel che può servire, vi confido la mia decisione: cercherò di conservare la vettura diesel che già possiedo il più a lungo possibile, sottoponendola a un’adeguata manutenzione e usandola solo quando sarà davvero indispensabile. Certo, di fronte ai continui allarmi non sarà facile resistere a un mercato che si è coalizzato per colpevolizzarmi. E forse per indurmi ad acquistare un’auto nuova che invece non mi occorre.
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