Mattia Conte, l’avvocato e alpinista amatoriale amico de La Rivista della Natura, dopo un periodo di acclimatamento all’alta quota sul Nanga Parbat, ha intrapreso il faticoso trekking a piedi per raggiungere il Campo base dei due Ottomila Himalayani, Gasherbrum I e Gasherbrum II (G1 e G2), che ha in programma di scalare, consecutivamente e senza ossigeno, in coppia con Sergi Mingote, il forte alpinista catalano.
Filo diretto con Mattia
(Ultima settimana)
Riportiamo, di seguito, la sequenza temporale dello scambio di messaggi tra Mattia Conte e la redazione di Rivistanatura.com
14,03 del 07.07 (17,03 in Pakistan)
«Stiamo cenando. Domani si parte per i 4 giorni di trekking necessari per raggiungere il Campo base di G1 e G2 (Gasherbrum I e Gasherbrum II, n.d.r.). Secondo i nostri programmi dovremmo arrivare il 12 e cominceremo a salire il 14, per tentare la prima vetta il 17. Se il meteo tiene…».
08,46 del 08.07 (11,46 in Pakistan)
«Ora stiamo montando le tende. Stamattina abbiamo fatto 45,7 km di trekking. Questa notte sono stato di nuovo male, quindi oggi è stata molto più dura per mancanza di energie, ma la testa ha fatto il resto. Fisicamente sono stanco, ma ok. Il morale è buono, perché finalmente so che posso camminare 14 ore senza fermarmi. Sergi vuole battere il suo record personale (fare 6 Ottomila in 12 mesi, n.d.r.), ma per riuscirci dobbiamo ridurre il tempo del trasferimento in trekking da 5 a 3 giorni e, quindi, fare 40 km al giorno per essere al Campo base l’11».
22,39 del 09.07 (01,39 del 10.07 in Pakistan)
«Buongiorno a tutti voi, vi penso! Sono a Payu, una verde terrazza ai piedi del Payu Peak. Oggi sarà massacrante…».
10,25 del 10.07 (13,25 in Pakistan)
«Siamo partiti alle 4,30 e siamo arrivati ora. Ci siamo fermati prima del previsto, perché gli sherpa erano stanchi dopo 11 ore di cammino per coprire 24 km, duri perché pieni di saliscendi. Ora siamo a Urducas, un piccolo campo verde ai piedi della morena glaciale. Sono stanco, fa molto caldo. Per pranzo ho mangiato bresaola, miele e pane locale (chapati), biscotti».
08,30 del 11.07 (11,30 in Pakistan)
«Arrivati. Oggi è il primo giorno che mi sento bene, come un toro! Abbiamo percorso 26 km. Domani saremo al Campo base. Dovremo preparare tutta l’attrezzatura e il giorno 13 è prevista la partenza per Campo 1, verso la vetta».
13,42 del 11.07 (16,42 in Pakistan)
«Il programma è: partenza alle 4 del mattino per Campo base. Arrivo previsto alle 11. Il 14 proveremo a saltare Campo 2 e andare direttamente a Campo 3 (14 ore di salita). Giorno 15, vetta (14 ore)».
05,59 del 12.07 (08,59 in Pakistan)
«Sono arrivato a Campo base. Questa notte saliremo a Campo 1 del Gasherbrum 1. Sono devastato. I 107 km attraverso il ghiacciaio del Baltoro sono il trekking più duro del pianeta, specialmente se, invece di 7 giorni, li fai in 3 e mezzo».
04,55 del 13.07 (07,55 in Pakistan)
«Arrivato ora a Campo 1. Tempo impiegato: 8 ore, comprese le pause. Siamo partiti alle 2,20 del mattino. Sono bello stanco a causa del trekking dei giorni scorsi. Abbiamo attraversato in sole tre tappe il ghiacciaio del Baltoro. Domani si va a Campo 2. Tra mezz’ora spengo tutto per preservare la carica delle batterie».
07,01 del 13.07 (10,01 in Pakistan)
«Purtroppo quest’anno non siamo fortunati con gli sherpa. A metà strada tra Campo 1 e Campo 2, lo sherpa di Sergi si è sentito male ed è tornato indietro. A 100 metri da Campo 1 ha accusato un problema al cuore, è stramazzato a terra incosciente per un’ora e mezza e gli è venuto un edema. Tutti quelli che erano a Campo 1, me compreso, l’hanno trasportato a braccia fin qui. Ora ho chiamato un elicottero, perché il ragazzo (credo che abbia 25-27 anni) non è trasportabile».
09,41 del 13.07 (12,41 in Pakistan)
«L’elicottero è arrivato, il ragazzo è salvo. All’inizio non volevano mandarlo: ho detto loro che sono un avvocato e che, se il ragazzo fosse morto per mancanza di soccorsi, avrei comunicato a tutta la stampa internazionale che non erano venuti a prenderlo, lasciandolo morire! Sherpa onore a voi. Che i mantra vengano sparsi dal vento e le buone intenzioni e la compassione pervadano lo spazio intorno».
Se vuoi rileggere le precedenti puntate:
- Da Milano alla conquista del Nanga Parbat
- Senza ossigeno, con l’entusiasmo della vita
- Mattia Conte, un allenamento alla Rocky Balboa
- Mattia Conte, il mio menù d’alta quota
- Mattia Conte, Nanga Parbat arrivederci!
Mattia sostiene Eu-Brain
Mattia invita le realtà grandi e piccole che lo stanno sostenendo e quelle che vorranno far salire il proprio vessillo con lui sul tetto del mondo a fare una donazione all’Associazione no-profit Eu-Brain, del dott. Luca Ramenghi, Responsabile U.O.C. Patologia Neonatale dell’Istituto Gaslini di Genova, per la promozione e la ricerca sulle problematiche della neurologia perinatale e dei gravi problemi di ipossia pre e durante il parto.
Abbiamo chiesto al dott. Luca Ramenghi di spiegarci qual è l’attività dell’associazione.
«La finalità di Eu-Brain è duplice. La prima è quella di informare le persone su certe problematiche. Le problematiche di riferimento sono le lesioni cerebrali che i neonati possono acquisire alla nascita. La gente non lo sa, ma ogni 1500 neonati c’è un bambino che nasce e, inaspettatamente, non respira e questa si chiama asfissia. Ogni 1500 neonati, c’è un bambino che nasce bene, sembra non avere problemi, ma poi a un certo momento comincia ad avere convulsioni e ha uno stroke, un ictus. Come in una persona anziana, si chiude un’arteria e c’è tutta una serie di problematiche. E fin qui abbiamo detto solo dei neonati a termine e ci sono tante altre problematiche, infezioni… ma la gente non sa come informarsi, è nel panico perché non ha modo di informarsi in modo adeguato.
Poi ci sono i neonati prematuri. I neonati prematuri hanno una serie variegata di lesioni cerebrali. Alcune sono tanto più frequenti, quanto più il neonato è prematuro. Tipo un’emorragia intraventricolare, un’emorragia al cervelletto. Altre, invece, sono più specifiche di certe età gestazionali, dei bambini prematuri tra 29 e 32 settimane. Questa si chiama leucomalacia periventricolare.
Ogni tanto si dà un’etichetta molto negativa che distrugge i genitori, mentre ci sono bellissimi e ampi margini d’intervento. Il mio ruolo è quello di Fondazione. Sono anni che mi sono reso conto di questa necessità e ho aspettato un po’ fino a che non ho trovato una persona con una motivazione personale molto importante, una mamma, che ha avuto delle problematiche nella sua storia. Si chiama Ingrid.
La seconda finalità è quella di promuovere la ricerca. Tante Onlus fanno questo, però ci tengo a sottolineare che già soltanto informare – e non si ha idea di quante richieste di aiuto in questo senso riceviamo – necessita di energie. Abbiamo appena assunto una ragazza, un medico, che ci dia una mano a spiegare diverse patologie, che è cresciuta qua da noi e che sta facendo la sua carriera, e tanti altri colleghi che scrivono articoli specifici per far capire cosa si possa fare.
Quindi, ribadisco, lesioni cerebrali – acquisite, che insorgono in età perinatale, a cavallo della nascita, sia nei neonati a termine, che sono totalmente inaspettate, sia in quelli prematuri che, in senso lato, costituiscono il 10% di tutte le nascite».
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