Per contrastare il randagismo, la sterilizzazione è una delle armi più efficaci. Meno animali vengono fatti riprodurre, consapevolmente o inconsapevolmente, e meno saranno quelli destinati a vivere da randagi.
Gli accoppiamenti indesiderati o non evitati rappresentano il principale serbatoio che dà origine al randagismo. Non solo quelli che avvengono fra randagi ma anche quelli che avvengono nelle case, per scelte sbagliate fatte dai proprietari. Convinti che i cuccioli siano facili da piazzare, sino a quando queste certezze, specie per gli animali non di razza, si infrangono contro il muro dell’indifferenza di chi giurava di volerli adottare.
Accoppiamenti che, nel caso di cani che vivono in ambienti naturali, possono creare occasioni indesiderate di ibridazione con i lupi, mettendo in pericolo la purezza di questa specie e dando vita a incroci fra cane e lupo. Cuccioli che non potranno essere legalmente detenuti neanche se dovessero nascere in ambiente domestico, frutto dell’accoppiamento fra un cane femmina e un lupo. Il loro patrimonio genetico li farà classificare come lupi e finiranno la loro vita in cattività, non potendo essere inseriti in un branco.
Il vagantismo degli animali, lasciati senza controllo, liberi di girare sul territorio è un fenomeno che non riguarda solo i cani, ma ancora di più i gatti. Che spesso in ambiente periferico o rurale vengono lasciati circolare a loro piacimento, anche quando non sono sterilizzati. Questo inevitabilmente comporta nel tempo un incremento esponenziale di gatti randagi, con tutte le problematiche che questa crescita indesiderata può comportare.
La sterilizzazione risulta essere obbligatoria per tutti gli animali che vengono affidati dalle strutture di ricovero pubbliche, ma l’applicazione della norma è ancora insufficiente. Così può succedere che l’impegno di sterilizzare gli animali venga trasferito all’adottante, che spesso non adempie, per scelta o per ragioni economiche. Il rispetto di queste clausole, che dovrebbero essere vincolanti, non è sempre così puntuale, forse anche perché i controlli sono pochi e fatti a macchia di leopardo.
Nessun obbligo di sterilizzare invece gli animali acquistati o adottati da privati, siano incroci o di pura razza. In questo modo riproduzione e custodia responsabile sono lasciate alla sensibilità dei detentori, una scelta che ha dimostrato di non poter dare buoni frutti. Se il randagismo venisse percepito come un’emergenza reale, la sterilizzazione di cani e gatti dovrebbe essere vista come una necessità assoluta, l’unica vera arma in grado di debellarlo in un tempo ragionevolmente veloce.
Ma questa è una battaglia impopolare che pochi vogliono combattere e quindi, mentre si invoca a gran voce la sterilizzazione dei già randagi, difficile da attuare capillarmente sulle popolazioni libere, si lascia correre su un obbligo di sterilizzazione degli animali di privati, che dovrebbe essere imposto per legge. Almeno sino a quando il numero dei randagi effettivi non sarà finalmente davvero sotto controllo.
Se al Nord il randagismo canino è in forte contrazione non è così al Sud, mentre quello felino sembra aver ripreso vigore ovunque, complice la pandemia che ha rallentato le già poco capillari operazioni di sterilizzazione messe in atto dal servizio pubblico sulle colonie feline.
Per risparmiare oggi sui costi, continuando in questo modo, faremo aumentare in modo esponenziale quelli che saremo costretti ad affrontare domani. Una scelta che non si può certamente definire lungimirante.
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